La polveriera ucraina sembra sul punto di esplodere. Dopo la Crimea il nuovo fronte caldo è l’est del Paese, con manifestazioni e blitz degli attivisti filorussi nelle grandi città orientali: Kharkiv, Lugansk, Donetsk, dove ieri i militanti hanno annunciato la creazione di una Repubblica popolare indipendente da Kiev e la convocazione di un referendum non oltre l’11 maggio.
Ma Kiev non rimane a guardare. Il parlamento ucraino ha approvato una serie di emendamenti al codice penale che inaspriscono le pene per chi attenta all’unità territoriale del Paese: ora per reati di questo tipo si rischia dai tre ai cinque anni di reclusione e dai cinque ai dieci se si tratta di un’autorità pubblica. Non solo: nella notte Kiev ha inviato nella zona sud orientale del Paese forze speciali di polizia e una settantina di separatisti filorussi che hanno partecipato all’assalto dell’edificio dell’amministrazione regionale di Kharkiv sono stati arrestati. Il ministro dell’Interno, Arsen Avakov ha annunciato l’inizio di una ‘operazione anti terrorismo’ nella città.
Una reazione che non piace affatto alla Russia che immediatamente, con un comunicato del ministero degli Esteri esprime “preoccupazione” per l’invio di forze di polizia ucraine nella parte sud orientale del Paese e non esita a parlare del rischio di guerra civile. Occorre “fermare immediatamente qualsiasi preparazione militare che rischia di scatenare una guerra civile”, scrive Mosca, che denuncia anche il coinvolgimento nelle operazioni di “150 mercenari americani” di una società di sicurezza privata, “vestiti con l’uniforme delle forze speciali di polizia”. Chi sta organizzando e partecipando a queste azioni, avverte il ministero degli Esteri russo, “si sta assumendo l’enorme responsabilità di minacciare i diritti, la libertà e le vite di cittadini ucraini e la stabilità dell’Ucraina”.
Ma lo scambio di accuse è reciproco, visto che per il premier ad interim ucraino, Arseniy Yatsenyuk, è la Russia a fomentare la tensione e i disordini. Mosca, ha accusato Yatseniuk, vuole “smembrare” l’Ucraina: “C’è un piano di destabilizzazione, un piano di forze straniere per valicare i confini e impadronirsi del territorio del Paese, ma noi non lo permetteremo”.
Di fronte alla nuova escalation di tensione la Nato lancia un appello alla Russia. Faccio un appello a Mosca, chiede da Parigi il segretario generale, Anders Fogh Rasmussen “perché faccia un passo indietro” e ritiri “le decine di migliaia di soldati ammassati al confine con l’Ucraina”. Secondo Rasmussen, “ogni ulteriore movimento nell’est dell’Ucraina rappresenterebbe una grave escalation, piuttosto che le de-escalation che tutti cerchiamo”.
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