I promotori della prima proposta di legge di iniziativa popolare della storia Ue consegnano 1,8 milioni di firme e partecipano a un’audizione all’Europarlamento: “L’acqua è diritto umano, resti pubblica. I cittadini paghino tariffe basate su loro esigenze, non su quelle di aziende private”
È stato “un giorno storico per l’Ue”, secondo il deputato Matthias Groote (S&D). Dopo aver raccolto 1,8 milioni di firme in 27 Stati Membri i promotori della campagna Right2water , che chiede che l’acqua sia definita un diritto umano e pertanto la sua gestione non venga liberalizzata, ieri hanno formalmente consegnato la prima proposta di Iniziativa dei cittadini della storia dell’Ue al vicepresidente della Commissione Maroš Šefčovič. È stato un “incontro con una presenza massiccia della direzione generale che ha arricchito il dibattito. Se non siamo stati ancora compresi appieno abbiamo comunque avuto l’impressione di essere stati ascoltati, ed è già un risultato enorme” è stato il commento della rappresentante dei comitati per l’acqua pubblica Anne-Marie Perret . “È un buon giorno per la democrazia partecipativa” ha affermato da parte sua Šefčovič che ha assicurato che “questa iniziativa riceverà le dovute attenzioni”.
I promotori della proposta di Iniziativa dei cittadini sono stati ascoltati, anche qui primo caso della storia comunitaria, in un’audizione al Parlamento europeo. “Il Parlamento ha riconosciuto che l’acqua è un bene comune dell’umanità e un bene pubblico e che l’accesso all’acqua dovrebbe costituire un diritto fondamentale e universale nella sua risoluzione del 3 luglio 2012 sulla attuazione della normativa Ue sulle acque” ha ricordato Groote, presidente della commissione parlamentare Ambiente. Secondo il deputato tedesco però “dobbiamo fare di più per favorire la partecipazione di tutti gli attori della nostra società e assicurare che la protezione delle risorse idriche e di acqua potabile in particolare, si rifletta in tutte le nostre politiche”. “È importante che i cittadini siano messi in grado di pagare tariffe ragionevoli che riflettono le loro esigenze, non le esigenze degli azionisti delle società di distribuzione che oggi non esitano a tagliare l’acqua alle famiglie in difficoltà” ha concluso la Perret ricordando anche che in città come Parigi “l’acqua è stata rimunicipalizzata, e anche a Bordeaux dove una rinegoziazione del contratto di concessione ha fatto risparmiare 300milioni che sono stati investiti per il bene dei cittadini e la riduzione del prezzo per i consumatori”.
Alfonso Bianchi
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