L’esecutivo di Bruxelles ha stoppato l’inchiesta antidumping ma non quella anti-subsidy
Per i patti stipulati con la Cina, che si è impegnata ad alzare i prezzi, non ci saranno supertasse
Non ha fine la telenovelas sui pannelli solari cinesi. L’accordo raggiunto a fine luglio fra Bruxelles e Pechino per bloccare l’imposizione di dazi provvisori antidumping sulle cellule fotovoltaiche di importazione non ha bloccato l’indagine della Commissione europea “anti-subsidy”: si tratta di un’inchiesta che procede in parallelo a quella sul dumping, ed è stata avviata lo scorso 8 novembre in seguito alla denuncia delle industrie Ue del settore. La Commissione è legalmente obbligata ad aprire un’inchiesta quando riceve una denuncia che fornisce le prove che un prodotto esportato da uno o più Paesi sia oggetto di sovvenzioni e di pregiudizio per l’industria dell’Unione. Entro 9 mesi l’esecutivo potrà decidere di imporre dazi provvisori anti sussidi ma in questo caso, dopo l’accordo raggiunto la scorsa settimana e gli impegni presi dai cinesi di rispettare un prezzo minimo, l’inchiesta andrà avanti senza imporne.
Le conclusioni sono attese entro la fine dell’anno e il fatto di non aver stabilito dazi provvisori non implica che non vengano invece prese decisioni definitive in quella sede, spiegano a Bruxelles. Se non ci fosse stato l’accordo di fine luglio, da oggi i pannelli solari provenienti dalla Cina avrebbero dovuto essere appesantiti da un dazio pari 46,7% del loro valore. Le regole Ue e dell’Organizzazione mondiale del commercio permettono che vengano portate avanti in parallelo inchieste antidumping e anti-sussidi sugli stessi prodotti: una volta che la Commissione avrà concluso entrambe le analisi, comunicherà i risultati alle parti coinvolte che potranno commentarle; successivamente, Bruxelles presenterà le sue conclusioni definitive e la scadenza per fissare eventuali dazi definitivi è il 5 dicembre prossimo.
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