Il commissario Ue per il commercio: impegno degli esportatori asiatici a garantire un prezzo minimo. Non ci sarà ritorsione sul vino
C’è l’accordo tra Unione europea e Cina sui pannelli solari. Lo annuncia (a metà) il commissario europeo per il Commercio, Karel De Gucht, al termine di un delicato processo negoziale per disinnescare una crisi iniziata a inizio giugno, quando Bruxelles ha annunciato l’introduzione di dazi del dazi dell’11,8% sui pannelli importati dalla Cina, che sarebbero saliti al 47% in caso di mancato accordo entro il 6 agosto. Pechino era pronta ad avviare una guerra commerciale, ma adesso l’accordo c’è. De Gucht convoca la conferenza stampa, che serve a lui per farsi bello e prendersi i meriti di quella che, assicura, è “la soluzione ottimale, che ristabilisce stabilità” al mercato del fotovoltaico. L’accordo cosa prevede si può dire solo in parte: alcuni dati, quelli salienti, sono confidenziali. “Il 70% degli esportatori cinesi si è impegnato, attraverso accordo scritto e firmato, a non far scendere il prezzo sotto un certo livello”, annuncia De Gucht. Qual è questo livello? “Non possiamo dirlo, è confidenziale”. Fonti Ue rendono giustizia a una conferenza stampa altrimenti priva di senso, spiegando che il prezzo sotto i quali i cinesi non scenderanno è di 0,56 euro per watt, applicabile ai primi sette gigawatt di pannelli importati, con l’applicazione di dazi del 47,6% oltre questa soglia.
“Il restante 30% di produttori cinesi che non si è impegnato in questo senso, pagherà il dazio più alto”, continua De Gucht. Dazio del 46,7% sarà poi applicato a quei produttori cinesi che non rispettano i patti. “Noi avremo i nomi di quel 70% di imprese che hanno sottoscritto l’accordo, per cui sarà facile vedere se qualcuno applica un prezzo più basso del concordato nel momento in cui la merce arriva in Europa. Se ciò dovesse avvenire si applicherà il dazio”. Altro elemento dell’accordo l’impegno della Cina a non colonizzare il mercato: il paese asiatico potrà piazzare nel mercato europeo solo un certa quota annua di pannelli, oltre la quale scatterà il dazio. Anche in questo caso il tetto è confidenziale, quindi De Gucht non fornisce informazioni. “Attualmente la quota cinese è dell’80%, ma in base alle previsioni economiche il mercato europeo si espanderà e la quota cinese si ridurrà”, si limita a dire il commissario europeo per il Commercio. Alle fonti comunitarie il compito di desecretare quanto detto da De Gucht e dare motivo di essere alla stampa convocata per l’occasione: Bruxelles intende liberare almeno un 10% di mercato, riducento la quota di pannelli cinesi dall’attuale 80% al 70%. L’accordo ha una validità di due anni e mezzo: scadrà nel 2015.
Nel giorno in cui l’oggetto dell’intesta tra Ue e Cina è stato tenuto nascosto, De Gucht rassicura comunque che per ora da parte di Pechino non ci saranno misure anti-dumping sul vino. La Cina, nel quadro dei negoziati sui pannelli solari, andrà avanti con le indagini fino ad aprile 2014, e un’eventuale provvedimento non sarà preso prima di giugno 2014. “Tutto questo è positivo”, commenta De Gucht. I produttori di Francia, Italia, Spagna e degli altri Paesi interessati “avranno quindi quasi un anno per negoziare”. L’accordo c’è, il prezzo minimo dei pannelli è garantito e non ci sono sono ritorsioni contro l’Unione europea. “Spero che la Commissione europea adotti la mia bozza di progetto il 2 agosto”, confida De Gucht. Che si prende il merito dei risultato e attacca gli stati membri. “I paesi restino al loro posto. Non devono avere contatti bilaterali con la Cina, perchè questo è compito della Commissione europea. Se agiamo nel rispetto dei rispettivi ruoli è meglio per tutti”.
Renato Giannetti