Lavoratrici sfavorite per assunzioni e stipendi, guadagnano il 17,2 per cento in meno degli uomini
Difficoltà economiche aumentano le differenze e complicano il fragile equilibrio tra vita e lavoro
Crisi: la parola è di genere femminile e a quanto pare non solo quello. Proprio sulle donne il difficile contesto economico degli ultimi anni sta scaricando i suoi colpi più pesanti. Stipendi sempre più bassi rispetto a quelli dei colleghi uomini, equilibrio tra vita e lavoro sempre più fragile, precarietà a livelli record. Le difficoltà sono evidenti anche nella percezione dei cittadini europei. L’Eurobarometro dal titolo “Donne e disuguaglianze di genere nel contesto della crisi”, commissionato dal Parlamento Europeo in vista dell’8 marzo, parla chiaro: anche per quest’anno le donne avranno davvero poco da festeggiare.
Il principale sintomo della disuguaglianza di genere, secondo molti tra gli oltre 25 mila cittadini dei 27 Stati membri intervistati, rimane la differenza salariale: per il 38% è il problema più consistente. A seguire le violenze sulle donne, indicate dal 34% dei cittadini, così come la difficoltà per il gentil sesso nel conciliare la vita privata e quella lavorativa. Proprio su stipendi ed equilibrio famiglia-lavoro la crisi ha avuto, secondo i cittadini comunitari, l’impatto più pesante. Per quasi uno su tre la situazione economica li ha particolarmente peggiorati.
Non parliamo poi di assunzioni. Mentre un uomo, secondo il 40% dei cittadini, viene selezionato primariamente in base all’esperienza professionale, per una donna le variabile più considerata è se abbia figli. Secondo il sondaggio Ue a pensarlo è ben il 49% degli intervistati, mentre solo il 20% pensa che vengano considerate primariamente le esperienze professionali. Per migliorare questo quadro gli intervistati ripongono le loro aspettative nei candidati alle prossime elezioni europee del 2014. Secondo il 21% degli europei nel loro programma dovrebbero dare la priorità alla riduzione del divario salariale.
“Le donne in Europa – ha spiegato Lucie Davoine, funzionaria della Commissione europea della direzione generale per l’eguaglianza di genere – guadagnano in media il 17,2 per cento in meno degli uomini. Inoltre le professionalità femminili sono concentrate in particolare nel settore sanitario e sociale e qui i salari sono piuttosto bassi”.
Il Rapporto sull’impatto della crisi sulla uguaglianza di genere, redatto da Elisabeth Morin-Chartier (Ppe), vice presidente del Comitato per i diritti delle donne del Parlamento europeo, segnala inoltre la scarsa presenza del genere femminile nei posti di comando. Secondo recenti studi, si legge nel documento, solo il 5% dei ‘decision makers’ ai vertici delle istituzioni finanziarie sono donne. Basta dare un occhiata ai presidenti delle le 27 banche centrali degli Stati membri per avere un colpo d’occhio della situazione: sono tutte guidate da uomini.
Un fenomeno evidenziato dallo studio di Morin-Chartier, è poi il ritirarsi spontaneo di molte donne dal mercato del lavoro: in tante, visti gli stipendi poco incoraggianti e le discriminazioni, finiscono per decidere di farsi da parte. Secondo la vice presidente se le donne subiscono maggiormente i colpi della crisi è perché “sono maggiormente impiegate nei tempi determinati, nei part-time e in genere sono precarie”. La crisi non ha però generato questa situazione dal nulla, purtroppo ha soltanto “evidenziato problemi che già esistevano”.
Letizia Pascale
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