Il problema salta all’occhio: i 6 membri del comitato esecutivo della Banca centrale europea portano tutti i pantaloni e la questione non cambia se si guarda ai governatori delle 17 Banche centrali dell’eurozona, un Eurotower tutta al maschile. Da qui la decisione del Parlamento europeo di dare un parere negativo alla nomina del lussemburghese Yves Mersch, maschio, nel board di Francoforte.
Mersch farà comunque la sua audizione di fronte agli eurodeputati il 22 ottobre, ma il risultato resterà quello di un voto contrario. Così è stato deciso dalla Commissione affari economici, e la notizia è stata diffusa dall’europarlamentare francese del Modem Sylvie Goulard, la quale, dopo aver tenuto testa, proprio su questo, al Presidente della BCE Mario Draghi durante la sua ultima audizione, continua oggi la sua battaglia per la parità tra i generi.
Non c’è nessuna intenzione di fare ostruzionismo fine a sé stesso, recita la lettera diffusa dalla parlamentare, al contrario di come sono stati “ingiustamente” accusati, ma non daranno il loro voto sino a che non sarà presentata una donna per la candidatura.
La storia va avanti dal 7 settembre scorso quando la Commissione ECON del Parlamento Europeo aveva rinviato l’audizione del candidato a data da destinarsi. La sedia dello spagnolo Josè Manuel Gonzalez Paramo, nel frattempo, resta però vuota. Scaduto il suo mandato dal 31 maggio scorso, ora ciò che più sembra turbare il presidente della BCE è l’accorciarsi dei tempi. Nella situazione di crisi che stiamo attraversando, un consiglio dei governatori zoppo rende la situazione ancora più difficile.
Draghi aveva già riconosciuto come la mancanza di donne nel direttorio rappresentasse “un problema” e come fosse necessario “pensare ed agire”, ma al momento nulla è stato fatto..
A meno che il Consiglio non cambi il suo candidato, il comitato ECON ha deciso: ”Sara’ adottata una raccomandazione negativa fondata sulla mancata ottemperanza da parte del Consiglio delle richieste precedentemente presentate dal Parlamento, per il rispetto di una maggiore diversità di genere”.
Nella nota è reso esplicito come il giudizio negativo nulla ha nulla a che vedere con le qualità del candidato, che, per quanto adeguato al ruolo, non è donna e, solo per questo, sarà bocciato a priori.
Una lotta di principio insomma che dovrebbe portare, da regolamento, il Presidente del Parlamento a chiedere al Consiglio stesso di presentare un’altra candidatura.
Una seconda ipotesi è però sul tavolo: il Parlamento ribadisce il suo “no”, il Consiglio resta stretto al suo “sì” e tra i due si apre una fastidiosa frattura. Quest’ultima sembra proprio l’opzione verso la quale ci si sta avviando, visto come i governi europei, primo fra tutti quello lussemburghese, non sembrano voler mollare l’osso.
Camilla Tagino
Per saperne di più:
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