Dibattito tra Sel, Pd, 5 Stelle, Rc e Maie su diritti civili, economia e fare network
Ma qualcuno in sala sbotta: “Che ci frega dell’omofobia se chiudono i consolati?”
È cominciato con circa un quarto d’ora di ritardo il dibattito elettorale con i candidati della circoscrizione Europa, organizzato ieri a Bruxelles. Ma giusto perché in fondo, anche all’estero, restiamo sempre italiani. Si sarebbe dovuto svolgere all’Istituto di cultura italiana, ma le lungaggini nella concessioni delle autorizzazioni hanno scoraggiato gli organizzatori che alla fine, dopo giorni in attesta di un’autorizzazione che non arrivava, hanno ripiegato in una sala dell’Autoworld Brasserie, al Parco del Cinquantenario. C’erano una cinquantina di persone, qualcuno nell’attesa dell’inizio ha letto un libro, il candidato 5 stelle, Francesco Attademo, da buon ‘grillino’, ha ‘smanettato’ col suo Mac. Quando finalmente il moderatore, il giornalista David Carretta, ha dato il via alle danze, (sempre perché siamo italiani) qualcuno nelle retrovie ha continuato a chiacchierare bevendo vino, ed è stato richiamato all’ordine. In generale un dibattito utile ma un po’ moscio, coi candidati che solo un paio di volte hanno azzardato darsi qualche leggerissimo colpo di fioretto (e quasi scusandosi ogni volta).
Eppure per animarlo Carretta ha cominciato subito con una provocazione: “Io credo nel principio ‘No taxation without representation’, non capisco quindi perché persone che vivono e pagano le tasse all’estero dovrebbero votare in Italia”. Inutile dire che è partito il fuoco di fila per difendere il principio da parte dei candidati presenti, con Anneliese Baldaccini di Sel che meglio di tutti ha risposto al pungolo del giornalista: “Ho vissuto per 11 anni in Inghilterra, e ne ho pagate di tasse a Londra, purtroppo non ho mai potuto votare per dire la mia sulle loro politiche, vorrei votare per influenzare almeno quelle dell’Italia che resta pur sempre il mio Paese”. Con le domande del pubblico sì è entrati poi nel vivo della discussione. La prima che ha animato un po’ la sala è stata quella sull’insegnamento dell’italiano ai figli degli emigrati e in generale sulle attività culturali per le nostre comunità all’estero. Il 5 Stelle ha risposto: “Si potrebbe pensare a un sistema tipo le Casa Italia che ci sono in Svizzera, ma invece si sprecano i soldi pagando 15mila euro il direttore dell’Istituto italiano di cultura, cominciamo a tagliare questi sprechi”. Attademo ha poi definito una “ingiustizia” l’esistenza di scuole “per i dipendenti delle istituzioni Ue”. Ma in platea evidentemente ce ne erano diversi, e così e calato il gelo e uno di loro ha urlato, tra lo scherzoso e lo stizzito, “sei capitato nel posto sbagliato caro!”.
Anche la domanda sui diritti degli omosessuali ha riscaldato il pubblico. Quando Francesco Cerasani del Pd ha risposto “Sono favorevole al matrimonio gay”, in sala gli hanno replicato “Che ci frega di quello che pensi, il tuo partito cosa farà?”, “Se vengo eletto lavorerò per convincere i miei compagni in Parlamento” ha contro replicato lui. Anche Baldaccini si è detta a favore dei matrimoni gay e “di una legge contro l’omofobia e il razzismo”. Ma su questo punto entrambi hanno dovuto abbozzare alla stoccata di Manfredi Nulli, di Rivoluzione Civile: “Mi spiace ma devo dire ai due amici che loro possono pure essere a favore dei matrimoni omosessuali, ma la loro coalizione contiene forze conservatrici, e quindi sanno benissimo che non potranno mai proporlo questo provvedimento. Noi siamo gli unici ad averlo nel programma”. Va dato atto poi a Giordano Gardelli, del Movimento Associativo Italiani all’Estero, di aver risposto senza cercare di lisciale il pelo a una platea che appariva molto ‘gay-friendly’, dicendo: “Sarei anche d’accordo al matrimonio, ma mai all’adozione, che per me non deve essere concessa. Mi dispiace ma io la penso così”.
Dopo tante parole su diritti civili, economia, “fare network” e chi più ne ha più ne metta, è stato Nino, spettatore con l’accento siciliano misto a francese, tipico degli immigrati di prima generazione, a riportare la discussione su argomenti molto più pratici (soprattutto per chi vive in Belgio da anni): “Voi parlate di omofobia, di questo, di quello, ma a noi non ce ne frega niente! Qua stanno chiudendo i consolati”. Il suo vicino ha poi aggiunto: “Io vorrei capire poi perché oscurano i programmi Rai”. E mentre sui consolati tutti si sono trovati d’accordo con soluzioni più o meno simili, sul punto Rai c’è stata una corsa ad attribuirsi il merito di averla fatta tornare sui canali Belgacom tra Attademo che rivendicava di aver lanciato per primo la battaglia in Belgio “attraverso una pagina Facebook”, e Cerasani, supportato da diversi spettatori della platea, che ricordava l’intervento di Francesca Lazzaroni del Pd.
Dopo due ore di dibattito, forse non frizzante, ma in fondo utile per chi voleva farsi almeno un’idea di chi fossero i candidati, l’appello finale è stato quello di vigilare sulla correttezza del voto. Diversi candidati hanno denunciato infatti di aver ricevuto segnalazioni di compravendite e di persone che stanno andando di casa in casa a “ritirare” le schede recapitate a diversi iscritti all’Aire.
Ad ogni modo non si può non sottolineare come, tra i temi che più hanno animato la discussione, ci sia stato quello della difesa della lingua e della cultura italiana all’estero. Un tema su cui più volte abbiamo polemizzato con chi di questo compito dovrebbe essere il primo alfiere in Belgio.
Alfonso Bianchi
Per saperne di più sui candidati presenti e sui loro programmi:
– Guarda il video dell’intero dibattito caricato su YouTube dal Movimeto 5 Stelle
– Il sito di Manfredi Nulli
– Il sito di Giordano Gardelli
– Intervista ad Anneliese Baldaccini
– Intervista a Francesco Cerasani
– Intervista a Francesco Attademo