Le aziende dovranno essere sempre più rosa. A chiederlo l’Italia, che si fa capofila delle pari opportunità e, soprattutto, dell’obbligo di inclusione delle donne all’interno dei consiglio d’amministrazione delle aziende quotate e delle società pubbliche dei paesi dell’Unione europea. Alessia Mosca (Pd) e Lella Golfo (Pdl), deputate e prime firmatarie della legge sulle quote rosa entrata in vigore in Italia lo scorso agosto, hanno deciso di unire ancora le loro forze per un nuovo appello bipartisan, stavolta al presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso. A lui hanno inviato una lettera per chiedere che l’Ue renda obbligatorio il principio delle quote rosa all’interno dei board delle società. L’Istituto italiano di cultura di Bruxelles rilancia l’iniziativa, sostenendo la petizione per la raccolta di firme da presentare a palazzo Berlaymont per dare forza alla lettera scritta per Barroso. Il direttore dell’Istituto, Federiga Bindi, ha creato un’apposita pagina web (http://firmiamo.it/lettera-a-barroso–piu-donne-nei-cda-dei-paesi-ue#petition) per permettere a chiunque di firmare la petizione.
Le due deputate italiane si schierano a favore della proposta di Direttiva che la vicepresidente della Commissione europea, Viviane Reding, presenterà martedì 23 a Strasburgo. A loro giudizio occorre “rendere obbligatoria la presenza femminile nei consigli di amministrazione delle società quotate e delle società pubbliche dei paesi dell’Unione europea”. Per questo motivo va sostenuta la proposta Reding, che sarà discussa dalla Commissione europea, a detta di Mosca e Golfo “equilibrata e necessaria e dunque meritevole di un appoggio convinto affinché il suo iter sia spedito e la sua approvazione condivisa”. L’Italia esercita un’azione di moral suasion sulle istituzioni comunitarie: la lettera delle due deputate si aggiunge a quella già inviata a Reding dal presidente del Consiglio, Mario Monti, e dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Un’iniziativa accolta con stupito piacere dallo staff di Reding. “Non vogliamo commentare due lettere diverse sulla stessa materia”, ha detto Natasha Bertaud, dell’ufficio del portavoce del commissario Ue per la Giustizia, Viviane Reding. “Siamo sorpresi che ci sia una tale partecipazione degli stati a una proposta di direttiva che ancora non è sul tavolo, e che anzi è ancora in fase di definizione. Tutto questo – ha sottolineato Bertaud – non è normale”. Però la presenza di queste lettere diverse solo da parte italiana “dimostra che il tema è molto sentito”. Il commissario Reding, ha ricordato Bertaud, “ha promesso che si batterà per avere le donne all’interno dei consigli d’amministrazione delle società”. La lotta si annuncia però più dura del previsto, visto che, dopo un nutrito gruppo di governi, in particolare del Nord europa, quattro sue colleghe si sono già espresse contro la proposta di quote rosa. Un fetta di commissione europea, tutta femminile, ha fatto sapere di non voler sostenere la proposta di Reding. I commissari europei per l’Azione sul clima (Connie Hedegaard), per l’Agenda digitale (Neelie Kroes), per gli Affari interni (Cecilia Malmstromm) e l’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue (Cathrine Ashton) hanno già annunciato il loro voto contrario.
Renato Giannetti
Per saperne di più:
https://www.eunews.it/il-parlamento-blocca-il-consiglio-bce-vogliamo-donne/
https://www.eunews.it/draghi-presidente-senza-donne-sotto-attacco-in-parlamento/
https://www.eunews.it/reding-conferma-presenteremo-proposta-sulle-quote-rosa/
https://www.eunews.it/sempre-piu-paesi-contro-le-quote-rosa/