La Commissione europea bacchetta il nostro Paese che non ha istituito i meccanismi necessari per difendere chi viaggia in treno. Nel pacchetto mensile di infrazioni anche richiami sul rispetto del diritto d’autore e sulla normativa per la valutazione di impatto ambientale
Di motivi di reclamare ne avrebbero e non pochi, eppure i passeggeri dei treni italiani non hanno a disposizione gli strumenti necessari per fare rispettare i loro diritti. È questo il motivo della nuova strigliata che la Commissione europea indirizza al nostro Paese in occasione della presentazione del nuovo pacchetto mensile di infrazioni. Come sempre l’Italia fa il pieno di richiami per non avere rispettato o trasposto correttamente le normative comunitarie: questo mese ci spettano due pareri motivati e un deferimento alla Corte di giustizia europea. Il provvedimento più grave riguarda proprio il mancato recepimento della normativa in materia di diritti dei passeggeri del trasporto ferroviario.
In particolare, evidenzia l’esecutivo di Bruxelles, l’Italia non ha mai istituito un organismo ufficiale per vigilare sulla corretta applicazione del regolamento in difesa dei passeggeri e non ha mai fissato sanzioni per le eventuali violazioni. Azioni che sarebbero state da compiere obbligatoriamente entro dicembre 2009 per tutelare i passeggeri italiani che ad oggi, invece, non hanno alcuno strumento per difendersi dai non pochi problemi delle ferrovie italiane.
“Tutti gli Stati membri dell’Ue – commenta il commissario europeo per i trasporti, Siim Kallas – devono garantire la messa in atto di strutture cui i passeggeri possano rivolgersi per far rispettare i loro diritti e sanzionare le violazioni”. Solo in questo modo, spiega, “si garantisce anche un clima di concorrenza equa per il settore ferroviario in tutta l’Ue”.
Già da tempo l’esecutivo Ue tenta di richiamare all’ordine il governo italiano: nel giugno 2013 ha inviato a Roma una lettera di costituzione in mora, nel novembre 2013 un parere motivato. Ma la regolamentazione italiana ancora non è in regola, così la Commissione ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia Ue.
Ma questo non è l’unico rimprovero che l’Italia riceve da Bruxelles. Il nostro Paese è carente anche in tema di rispetto della normativa sul diritto d’autore. Il problema riguarda in particolare il settore del design e la tutela di disegni e modelli (ad esempio di un elemento di arredo). Secondo la normativa Ue dovrebbero godere delle tutele stabilite dalle leggi sul diritto d’autore mentre l’Italia esclude i disegni precedenti all’attuazione della direttiva per un periodo di 13 anni.
Il terzo richiamo della Commissione riguarda invece la normativa italiana sulle valutazioni di impatto ambientale. L’Italia, chiede Bruxelles, deve fare sì che l’autorizzazione dei progetti che possono avere notevole incidenza sull’ambiente sia preceduta da una valutazione in modo da informare la popolazione sui possibili effetti. Le obiezioni della Commissione riguardano la definizione di “progetto” nella legislazione italiana, le disposizioni relative alla partecipazione del pubblico alle valutazioni e l’ampiezza di determinate categorie di progetti. Una lettera di costituzione in mora è stata inviata nell’aprile 2009, seguita da una lettera di costituzione in mora complementare nel febbraio 2012 ma la maggior parte delle contestazioni dell’esecutivo Ue resta tuttora irrisolta.
Su entrambi i temi la Commissione ha inviato a Roma un parere motivato e, se entro due mesi l’Italia non avrà adeguato la sua legislazione, l’Italia rischia di essere deferita alla Corte Ue anche per questi due casi. Ad oggi i procedimenti aperti contro il nostro Paese sono ben 119, il record assoluto tra tutti i Ventotto. Un numero che sembra destinato a crescere ancora e non di poco. Appena arrivato a Bruxelles il sottosegretario agli affari europei, Sandro Gozi ha avvertito: nei prossimi mesi saranno aperti una ventina di nuovi fascicoli. A quanto pare non sbagliava.
Letizia Pascale
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