La prima Iniziativa dei cittadini europei (Ice) Right2Water è finita, è proprio il caso di dirlo, con un buco nell’acqua. La proposta di legge che chiedeva all’Unione europea di stabilire l’acqua come diritto umano, con la conseguenza di tenere la gestione delle risorse idriche fuori dalle logiche del mercato interno e dalle liberalizzazioni, una iniziativa che aveva raccolto a suo sostegno 1,8 milioni di firme e che era stata accolta a Bruxelles con toni trionfanti, alla fine ha portato la Commissione europea a produrre solo una semplice comunicazione. Un testo che non impone nessun vincolo agli Stati ma che sottolinea unicamente che le decisioni sulle modalità di gestione dei servizi idrici “sono esclusivo appannaggio delle autorità pubbliche degli Stati membri” e che quindi l’Ue non può fare niente perché le norme del trattato le impongono “di rimanere neutrale rispetto alle disposizioni nazionali che disciplinano le imprese nel settore idrico”. Inoltre l’Ue ha fatto sapere che nei negoziati commerciali internazionali, come quello con gli Stati Uniti, “la Commissione continuerà a garantire il rispetto e la salvaguardia delle politiche di gestione dei servizi idrici adottate a livello nazionale, regionale e locale”. Insomma, grazie per il milione e 800mila firma ma non se ne fa niente.
“La reazione della Commissione europea è priva di qualsiasi reale ambizione di rispondere in modo adeguato alle aspettative di 1,9 milioni di persone” ha attaccato Jan Willem Goudriaan, vice-presidente della campagna Right2Water. “Mi rammarico – dice – che non vi è alcuna proposta di legge per riconoscere il diritto umano all’acqua”. I promotori dell’iniziativa, ricorda, avevano “chiesto un impegno giuridico che non ci sarebbero state iniziative dell’Ue per la liberalizzazione dei servizi idrici e igienico-sanitari”, ma “non c’è nulla nella comunicazione su questo”.
Gli organizzatori si sono rammaricati anche del fatto che la Commissione non si sia impegnata ad escludere esplicitamente tali servizi dai negoziati commerciali come quello sul partenariato transatlantico con gli Usa (TTIP) anche se ritengono positivo che almeno l’esecutivo abbia escluso i servizi idrici dalla direttiva sull’aggiudicazione dei contratti di concessione.
Della risposta della Commissione per gli attivisti di buono c’è anche “il riconoscimento che la fornitura dei servizi idrici è generalmente di competenza degli enti locali più vicini ai cittadini”, ciò conferma a loro avviso “la tendenza verso la rimunicipalizzazione in tutta Europa, che secondo la comunicazione è il modo più sicuro per l’acqua per essere tenuto fuori delle regole del mercato interno”. Accolto anche con favore “l’impegno della Commissione a promuovere l’accesso universale all’acqua e ai servizi igienico-sanitari nelle sue politiche di sviluppo e l’impegno a promuovere partenariati pubblico-pubblico”.
“Chiederemo ai partiti politici e ai loro candidati alla carica di Presidente della Commissione – conclude la nota di Right2Water – di impegnarsi a proporre una legislazione per attuare il diritto umano all’acqua e ai servizi igienico-sanitari e di non liberalizzare i servizi idrici e igienico-sanitari in Europa e oltre”.
Articoli correlati:
– La campagna Right2water arriva nelle istituzioni Ue: “Un giorno storico”
– 1,8 milioni di firme per l’acqua in arrivo a Bruxelles
– L’acqua come diritto umano è la prima proposta di direttiva di iniziativa popolare a Bruxelles
– L’Ue sull’Iniziativa dei cittadini: Successo. Ma c’è ancora molta strada da fare
– I cittadini si mobilitano: la Commissione riconosca l’acqua come diritto umano