Un primo dibattito televisivo tranquillo, con giusto qualche scintilla, quello che si è svolto tra i due principali candidati alla carica di Presidente della Commissione, il popolare Jean-Claude Juncker e il socialista Martin Schulz, con quest’ultimo che, come era prevedibile, si è dimostrato molto più disinvolto davanti alle telecamere. Intervistati da France24, il canale all news francese, i due si sono scontrati soprattutto sulla crisi economica con il lussemburghese che ha fatto il “tedesco” proponendosi come il difensore dell’austerità e del rigore fiscale, e il tedesco che ha vestito i panni del keynesiano e si è lanciato in un attacco contro la risposta europea alla crisi. “Noi, come Parlamento, avevamo chiesto con larga maggioranza una combinazione tra una politica di disciplina di bilancio e gli investimenti per la crescita”, ha detto Schulz. “Se non ci fossero stato dei comportamenti tanto disinvolti da parte di alcuni Paesi non sarebbe stata necessaria quella reazione” e l’Europa “sarebbe stata meno esigente” gli ha risposto Juncker. Questo stesso approccio i due lo hanno riservato al piano per il lavoro di Hollande e alla richiesta francese di più elasticità sul limite del 3% nel rapporto deficit/Pil. Per il popolare “le politiche di crescita non possono fondarsi su deficit e debiti sempre maggiori” e quindi la Francia “deve rispettare le regole” e dare a Bruxelles “risposte più chiare” rispetto ai suoi piani. Il socialista invece ha riconosciuto a Hollande di aver messo in campo “un programma di riforme coraggioso e ambizioso”, e per questo, ha aggiunto: “Se ha bisogno del sostegno della Commissione lo deve avere”.
Sulle future mosse da mettere in campo per rilanciare la crescita entrambi si sono trovati d’accordo che è necessario facilitare il credito alle Pmi, affiancare la disciplina di bilancio a politiche per il lavoro ed entrambi hanno riconosciuto che servono regole comuni sull’immigrazione extracomunitaria. Su quest’ultimo punto le differenze si sono viste quando si è trattato di immigrazione all’interno dell’Ue, soprattutto riguardo alle preoccupazioni di Cameron e dei britannici per le “invasioni” di cittadini dell’Est. “Queste invasioni non ci sono state, e il problema è che certi imprenditori senza scrupoli sottopagano i lavoratori immigrati”, ha affermato Schulz. “Dobbiamo mettere in campo misure congiunte tra gli Stati per lottare contro coloro che cambiano nazione per accaparrarsi i vantaggi sociali di altri Paesi”, ha risposto Juncker sostenendo così la linea di Cameron.
Il primo battibecco è nato quando il socialista ha accusato il suo sfidante di avere un programma simile al suo, e per questo lontano dagli ideali del Ppe, e gli ha poi lanciato una stoccata: “C’eri anche tu al Consiglio quando decidevate le politiche di austerità per rispondere alla crisi mentre noi in Parlamento chiedevamo un mix di interventi. Quindi adesso appoggi le politiche che allora rifiutavi”. “Non ricordo affatto che le cose stiano così”, ha provato a difendersi Juncker con Schulz che gli ha ribattuto sorridendo: “Se lo ricorderanno gli elettori”. “All’epoca mettemmo in piedi anche strumenti efficaci contro la disoccupazione” ha ricordato il popolare. “Sì, che è arrivata a 20 milioni di senza lavoro” ha continuato ad attaccare il socialista.
Lo scontro è continuato sugli eurobond che per Juncker “non sono realizzabili a causa dell’opposizione della Germania e di altri Paesi, ma che comunque da soli non sarebbero la soluzione”, dando un assist a Schulz che è partito di nuovo all’attacco: “Li hai sempre appoggiati e ora noto che sei diventato contrario”, ha affermato riferendosi chiaramente al fatto che il progetto degli eurobond è osteggiato soprattutto da Angela Merkel, grande sponsor di Juncker.
Alfonso Bianchi
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