Il disegno di legge approvato a Strasburgo impone alle autorità nazionali l’esproprio in caso di condanna definitiva ma permette anche procedimenti in contumacia. La relatrice Macovei (Ppe): “Intollerabile lasciare denaro sporco in circolazione”. Borsellino (S&D): “Si poteva fare di più”
Ad oggi appena l’1% dei proventi di reati come traffico di esseri umani, spaccio, contraffazione o contrabbando di armi di piccolo calibro viene confiscato, anche quando chi li ha commessi è condannato in via definitiva. Una situazione da cambiare secondo il Parlamento europeo che oggi, in seduta plenaria a Strasburgo, ha approvato (631 voti favorevoli, 19 contrari, 25 astenuti) nuove regole per aiutare le autorità nazionali a confiscare i beni dei criminali.
Il disegno di legge, già informalmente concordato con i governi nazionali, è parte della strategia che l’Ue vuole mettere in campo per combattere la frode e la corruzione. “La nostra priorità deve essere quella di poter seguire il flusso di denaro attraverso le frontiere e assicurare la confisca dei profitti criminali. Solo allora potremo sperare di ridurre la grande criminalità” spiega la relatrice Monica Luisa Macovei (Ppe). “Mandare alcuni criminali in galera lasciando il loro denaro sporco in circolazione – continua – è intollerabile”.
Le nuove regole impongono alle autorità nazionali di procedere alla confisca dei beni dei criminali a seguito di una condanna penale definitiva ma consentono di confiscare i proventi anche nel caso un procedimento non possa giungere a conclusione, poiché l’indagato è malato o in fuga, ad esempio tramite procedimenti in contumacia.
Gli Stati membri potranno procedere alla confisca dei beni ottenuti mediante attività criminali come corruzione attiva o passiva nel settore privato, corruzione attiva o passiva in cui sono coinvolti funzionari delle istituzioni Ue o gli Stati membri, partecipazione a un’organizzazione criminale, pedopornografia o criminalità informatica.
Il sequestro dei proventi acquisiti da terzi sarà consentito “solo se il terzo sapeva o avrebbe dovuto sapere che il bene era stato trasferito per evitare la confisca o se era stato ceduto a titolo gratuito o in cambio di un importo notevolmente inferiore al suo valore di mercato”. Nel testo si afferma poi che gli Stati membri dovrebbero adottare misure che consentano l’utilizzo dei beni confiscati per interesse pubblico e ne incoraggino il riutilizzo sociale.
Il testo, su cui i Paesi hanno già dato un ok informale, dovrebbe essere approvato ufficialmente dal Consiglio nelle prossime settimane. Gli Stati membri avranno 30 mesi di tempo per trasformare la direttiva in legislazione nazionale. L’Irlanda parteciperà all’accordo, al contrario di Regno Unito e Danimarca.
“L’approvazione della direttiva sulla confisca dei beni mafiosi rappresenta un passo importante nella lotta al crimine organizzato ma da sola non basta”, commenta Rita Borsellino, eurodeputato del gruppo S&D. “Se alcuni Stati membri fossero stati più coraggiosi e avessero creduto di più nell’Unione Europea – continua – oggi, sicuramente, avremmo avuto uno strumento di contrasto al crimine organizzato molto più efficace. Purtroppo si è deciso di non includere tra le norme minime comuni la confisca senza condanna in caso di morte dell’imputato, una fattispecie, presente nell’ordinamento italiano, che ha permesso di infliggere duri colpi alla criminalità organizzata”.
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