Roma aveva promesso i dati della spending review per avere la flessibilità promessa da Rehn
Ma il dossier (e il provvedimento) non vedranno la luce e quindi non ci sarà nessuna concessione
Le dimissioni di Enrico Letta non sono state accolte bene a Bruxelles e la prima conseguenza per il nostro Paese è che potremo dire addio alla “clausola per gli investimenti”, ovvero quel margine che l’Italia aveva ottenuto per aumentare la spesa pubblica. Il commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, aveva promesso maggiore flessibilità al ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, in cambio della certezza che Roma stesse lavorando a mettere i conti in ordine e a tenere il rapporto deficit/Pil sotto la soglia del 3% importa dal Fiscal Compact.
Saccomanni, atteso a Bruxelles per l’Ecofin di martedì prossimo, avrebbe dovuto portare tutti i dati della spending review che il governo stava per mettere in campo. Ma adesso, con la decisione del segretario del Pd Matteo Renzi di staccare la spina a Enrico Letta, non solo il ministro molto probabilmente non verrà nemmeno alla riunione ministeriale del Consiglio Ue, ma a quanto pare i documenti che sarebbero dovuti essere presentati alla Commissione europea non sono nemmeno stati preparati. “Teoricamente” Saccomanni ci dovrebbe essere, spiega una fonte europea, che però fa capire che del dossier qui a Bruxelles non sono arrivati annunci. Quindi addio clausola per gli investimenti. “Staremo a vedere” dice la fonte, riferendosi alle previsioni Economiche della Commissione che Rehn presenterà il 25 febbraio a Strasburgo. Soltanto allora si saprà ufficialmente l’esito della vicenda. Ma l’Italia non ha davvero molti motivi per sperare nella clemenza di Bruxelles. Non dopo l’ennesimo cambio in corsa di governo.
A. B.
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