Il ministro pensa a incentivi di diversa natura a seconda delle esigenze dei Paesi
La presidenza di turno che verrà potrà segnare una svolta
Per l’Italia parlare di Partenariati per la crescita, l’occupazione e la competitività, ha senso eccome. La proposta di premiare i paesi membri che attuano le riforme con maggior slancio rappresenta uno stimolo per lavorare, nel bene del paese e soprattutto dell’Europa. Da Bruxelles il ministro per gli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi, rilancia il tema dei contratti tra stati, annunciando che l’Italia è già al lavoro per trovare una soluzione su un punto che in Europa desta più di qualche perplessità a più di qualche paese membro. La Germania non vuole fare sconti né regali, e pretende un patto giuridicamente vincolante a quei paesi che vogliono sottoscrivere il partenariato. Altri, Italia compresa, non vogliono obblighi troppo stringenti. “La ratio della solidarietà esiste”, spiega Moavero. “Le riforme non fatte a livello nazionale gravano complessivamente come debolezza dell’Unione europea, e il fatto che in Europa ci siano delle ricompense per le riforme non può che indurre i governi a metttere in cantiere i piani per le riforme”.
Il concetto è contenuto anche nella relazione programmatica della presidenza del Consiglio, il programma dell’anno del governo che racchiude anche le azioni che poi verranno scritte nell’agenda dei lavori del semestre di presidenza. Il governo italiano, recita il testo portato a Bruxelles da Moavero, “ritiene che gli incentivi alla riforme strutturali, mediante strumenti comuni di sostegno, rappresentino un passaggio fondamentale, soprattutto in un periodo in cui gli obiettivi di crescita devono confrontarsi con vincoli di bilancio particolarmente stringenti”. Il ruolo dell’Italia in questo dossier sarà di quelli rilevanti, dato che le decisioni sui partenariati sono rimandate al vertice del Consiglio europeo di ottobre, in piena presidenza italiana. Allo stato attuale i ventotto sono divisi sulla natura dell’eventuale premio. “Io – spiega Moavero – penso che bisogna lavorare con un più ampio ventaglio di possibilità”. Il che vuol dire il nostro paese nel corso della presidenza proporrà “un accordo che preveda varie opzioni, quali incentivi e sovvenzioni, che possano essere adattate alle esigenze nazionali di ciascun paese”. Al momento non si esclude nulla: l’Italia guarda a “ipotesi di garanzie”, e allo stato attuale “il tema delle sovvenzioni non è fuori dal tavolo”. Anche se, riconosce Moavero, le ricompense potrebbero anche non avere la nature di sovvenzioni finanziarie.
Più nell’immediato, e in chiave più nazionale, Moavero confida nella possibilità per il nostro paese di avere le carte in regola per avvalersi della clausola per gli investimenti, in base alla quale le spese per gli investimenti non verrebbero conteggiate nel deficit. “Sono fiducioso che il programma di revisione della spesa possa lasciare margini di spesa”, e quindi di manovra. Ma per ogni decisione “c’è bisogno che cada quella riserva di cautela espressa dalla Commissione europea sulla legge di stabilità”. Bruxelles ha mosso più di un rilievo sulla bozza di legge presentata prima di Natale, ritenendo che l’Italia – causa un debito pubblico che si aspetta al 133% del Pil – non abbia i margini di spesa necessaria per rispettare i parametri del patto di bilancio europeo. Moavero confida in un ripensamento da parte della Commissione, che a inizio febbraio presenterà le previsioni macroeconomiche di inverno e solo allora si potrà capire se Bruxelles nutre ancora riserve o no.
Renato Giannetti
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