Si pensa a un nuovo nome per i patti che dovrebbero dare incentivi a chi riordina i propri conti
Il ministro: “Nessuno è contrario ma ci sono riserve su come finanziarli e sul con chi contrattarli”
In Europa si continua a ragionare sulla possibilità di istituire un meccanismo di incentivazione delle riforme attraverso patti in base ai quali in cambio di un’accelerazione delle riforme i Paesi ricevano ‘premi’ dagli altri membri della zona Euro. Si tratta dei ‘contractual arrangements’, i ‘contratti tra paesi’ per la realizzazione dell’agenda delle riforme, ipotesi su cui “una decisione formale potrebbe aversi verso il Consiglio europeo di giugno”, sostiene il ministro degli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi in occasione del consiglio Affari generali pre-summit. La questione sarà già discussa giovedì e venerdì al vertice dei capi di Stato e di governo, e una sezione relativa al tema compare nella bozza aggiornata di conclusioni, dove peraltro viene confermato l’impegno a “cercare un impegno complessivo sull’elemento a giugno 2014”.
I contratti, si legge nel documento, “coprirebbero un vasta gamma di misure e politiche a sostegno di crescita e occupazione”. Non a caso, rileva Moavero, al momento si sta cercando di cambiare il nome per definirli come “partenariati per la crescita, l’occupazione e la competitività”. In questo modo “si pone l’accento sull’aspetto partenariale e non su quello contrattuale”. Anche se, sullo sfondo, resta la natura dei un accordo tra paesi: chi accelera il processo di riforme potrebbe avere accesso a prestiti a tassi agevolati (più bassi) per attuare queste riforme. Ma è un’ipotesi. “È prematuro entrare nel dettaglio”, rileva Moavero. Allo stato attuale “nessuno è contrario al meccanismo in quanto tale, ma tanti hanno espresso delle riserve sulla natura degli impegni, su come finanziarli e con chi negoziarli”.
Tra questi paesi ci sarebbe anche la Germania, convinta che le nazioni dell’Eurozona le riforme devono compierle comunque, a prescindere da meccanismi compensativi. “La Germania ha la stessa linea dell’Italia: bisogna approfondire la riflessione”. Il meccanismo di incentivi, mette in chiaro ancora Moavero, “non è stato immaginato per l’Italia”. Una precisazione, quella del ministro, volta a sgombrare il tavolo da voci che vorrebbero il dibattito in corso per venire incontro alle esigenze o difficoltà italiane. “Il meccanismo è pensato per giungere più rapidamente ai risultati positivi per il beneficio collettivo, dato che la somme delle non riforme dei paesi rappresenta la debolezza dell’Euro”. Nel dibattito in corso prevale al momento la cautela: “C’è la giusta dose di dubbio da parte di tutti”. Un nodo da sciogliere sarà ancora una volta quello della “solidarietà”, parola e principio che hanno suscitato ripetute prese di posizioni in occasione della questione dell’immigrazione. Il sistema di partnership, da bozza e coi condizionali del caso, “dovrebbe prevedere meccanismi di solidarietà che offrano, dove appropriato, sostegno ai paesi membri che si impegnano in accordi per gli investimenti”. È questo, in sostanza, il succo del dibattito che con ogni probabilità verrà rinviato volutamente a dopo le elezioni europee, per evitare di dire agli elettore che i governi hanno nuovi impegni con Bruxelles e nuove cessioni di sovranità.
Renato Giannetti
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