Lo scontro tra Parlamento e Consiglio sulla manovra correttiva da 3,9 miliardi per il 2013 mette in pericolo i pagamenti di novembre delle fatture della politica regionale e dello sviluppo rurale
L’approvazione a Strasburgo del Multiannual financial framework (Mff), il Bilancio pluriennale dell’Unione europea per il periodo 2014-2020, slitta, a meno di ulteriori intoppi, al 19 novembre. Come temevano gli eurodeputati, nell’ultimo Trilogo con Commissione e Consiglio Ue non si è riusciti a trovare un accordo sull’ultima manovra correttiva da 3,9 miliardi per il bilancio del 2013, manovra promessa dagli Stati e a cui ra collegata l’approvazione del Mff, ma all’interno della quale all’ultimo secondo sono stati introdotti anche 400 milioni di euro per le inondazioni in Germania. Una violazione degli accordi che ha fatto andare su tutte le furie i deputati che ieri hanno deciso, nella conferenza dei presidenti, di spostare a novembre il voto per continuare le trattative. Quei 400 milioni, come avviene solitamente, per gli eurodeputati dovrebbero essere presi dai ‘Fondi di solidarietà‘, che non sono vincolati ai tetti del bilancio Ue e vengono di volta in volta finanziati dai Paesi membri con soldi freschi.
E questo spostamento dell’approvazione della manovra correttiva non sarà probabilmente senza conseguenze perché, senza il via libera a quei 3,9 miliardi aggiuntivi per l’anno in corso, l’esecutivo di Bruxelles il mese prossimo potrebbe rimanere con le casse vuote. A farne le spese dovrebbero essere le fatture della politica regionale, dello sviluppo rurale e per gli impegni internazionali. “I soldi che abbiamo sono inferiori all’ammontare delle fatture che ci sono state presentate” ammette il portavoce dell’esecutivo, Olivier Bailly, che avverte “più i giorni passano più la situazione in cui non avremo soldi per pagare le fatture si avvicina”. Sul momento in cui la Commissione si troverà in difficoltà Bailly ha affermato: “Dipende da quante fatture ancora ci arriveranno nei prossimi giorni”, fatture che, ha ricordato “non sono nostre ma degli Stati, delle imprese e di altre organizzazioni europee”. A complicare le cose potrebbero arrivare anche i ritardatari dei fondi di Coesione. Non è raro che gli Stati negli ultimi mesi della fine del periodo di programmazione (il ciclo 2007-2013 volge al termine) presentino moltissime fatture rimaste in sospeso. Se così fosse secondo alcune fonti interne al parlamento non basterebbero più nemmeno i 3,9 miliardi a pagarle tutte.
Alfonso Bianchi
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