Dopo le accuse del premier, secondo cui il Parlamento vuole mettere sotto tutela il Paese, l’Aula vota una serie di raccomandazioni da rispettare o verrà avviato un percorso per possibili sanzioni
Eliminare le disposizioni dichiarate incostituzionali, limitare l’uso delle cosiddette “leggi cardinali”, applicare le raccomandazioni della Commissione di Venezia. E ancora garantire l’indipendenza dei media pubblici, tutelare i senzatetto, adoperarsi per l’integrazione dei rom. È lungo l’elenco delle azioni che l’Ungheria deve compiere per mettersi in regola rispetto ai valori fondamentali dell’Unione europea. Deve. Non si tratta più solo di semplici raccomandazioni ma di questioni a cui porre rimedio il più in fretta possibile. A stabilirlo è il Parlamento europeo che oggi ha approvato (370 voti favorevoli, 249 contrari e 82 astenuti) la relazione Tavares, con cui i deputati sottolineano i valori fondamentali dell’Unione (sanciti dall’articolo 2 del Trattato Ue) e danno alle autorità ungheresi una serie di indicazioni da seguire per rimediare alle violazioni. In caso non venissero rispettate, il Parlamento potrebbe chiedere al Consiglio dell’Ue di determinare se esiste un “evidente rischio di violazione grave”.
La decisione piace decisamente poco al premier ungherese, Viktor Orban che, presente ieri in Aula, non ha esitato a parlare di “abuso di potere” da parte del Parlamento che con queste indicazioni vuole “mettere sotto tutela” uno Stato membro. Ma le sue parole non hanno fatto cambiare idea agli eurodeputati che hanno approvato il progetto di risoluzione. “Non si parla assolutamente di messa sotto tutela, non è questo il contenuto della relazione e nemmeno dei trattati”, risponde oggi dopo il voto il relatore, Rui Tavares (Verdi) ma “le modifiche della Costituzione in Ungheria sono avvenute in modo tale da non considerare il diritto dell’opposizione, sono sistemiche e si allontanano dai valori sanciti dall’articolo 2”. Secondo l’analisi del Parlamento il processo di elaborazione e adozione della Costituzione ungherese manca di “trasparenza, apertura, inclusività e, in ultima analisi, della base consensuale che ci si poteva attendere in un processo costituente democratico e moderno”. Insomma i cambiamenti istituzionali stanno “determinato un evidente indebolimento dei sistemi di equilibri istituzionali”.
Da qui le raccomandazioni su come porre rimedio alle violazioni. Per prima cosa il Parlamento esorta le autorità ungheresi a eliminare dalla Costituzione quelle norme che la Suprema Corte ha già dichiarato come illegittime. Altra richiesta è quella di limitare il ricorso alle “leggi cardinali” che richiedono la maggioranza dei due terzi del Parlamento e, secondo la Costituzione, dovranno disciplinare una serie di questioni come le norme sulla famiglia o le regole base dei sistemi fiscali. Per il Parlamento, sottrarre queste competenze al governo significa “limitare l’azione di ogni futuro governo che non abbia una maggioranza di due terzi, riducendo il significato di future elezioni”. La relazione, inoltre, chiede che sia garantita la più ampia partecipazione possibile di tutti i soggetti nel processo costituzionale e la piena indipendenza del potere giudiziario, nel rispetto della Commissione di Venezia (organo consultivo del Consiglio d’Europa sulle questioni costituzionali).
Altre indicazioni, ancora più specifiche, riguardano la legislazione sui media: per Strasburgo l’Ungheria deve porre in essere procedure e meccanismi giuridicamente vincolanti per la nomina dei dirigenti dei mezzi di informazione pubblici e degli organismi di regolamentazione. E poi la richiesta alle autorità ungheresi di “assumere le proprie responsabilità nei confronti dei senzatetto” adottando una definizione più ampia di “famiglia” e di adoperasi maggiormente per l’integrazione delle comunità rom.
La relazione approvata dall’Aula guarda anche oltre l’Ungheria e propone un sistema per evitare, anche in futuro, simili violazioni. I deputati chiedono sia istituito un “meccanismo di Copenhagen”, che potrebbe assumere la forma di una commissione o di un gruppo di alto livello per garantire il rispetto dei valori fondanti dell’Unione europea.
Letizia Pascale
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