La bufera per il compromesso raggiunto tra Parlamento e Consiglio è durata appena un giorno
Gli Stati sono favorevoli e molti deputati potrebbero dire di sì per garantirsi una ricandidatura
Dopo la bufera di ieri per l’accordo informale sul bilancio pluriennale dell’Ue raggiunto tra il capo dei negoziatori del Parlamento europeo, il popolare Alain Lamassoure, e la presidenza del Consiglio Ue, a Bruxelles sembra essere tornata la calma. Uno dei negoziatori dell’Aula, il tedesco Reimer Böge del Ppe, si è dimesso dal suo incarico che ricopriva dal 2004, l’altro membro del team negoziale, il socialista Ivailo Kalfin, ha sconfessato l’accordo e dai vari gruppi parlamentari (popolari esclusi) è partito un fuoco di fila che ha, nei fatti, sconfessato l’operato di Lamassoure. Eppure la calma regna assoluta nelle stanze del Parlamento di Bruxelles, non ci sono conferenze stampa previste per spiegare l’accaduto né comunicati o interventi pubblici di sorta.
“Passata la bufera iniziale tutti si sono presi un po’ di tempo per ragionare sulla cosa a mente lucida – spiega una fonte parlamentare – Fino a martedì manterranno tutti un basso profilo per capire se è possibile raggiungere un accordo”. Martedì si riunisce il Consiglio Affari generali in cui la presidenza di turno irlandese sottoporrà ai ministri dei Ventisette l’accordo informale raggiunto col Parlamento per chiederne l’approvazione. “Ci sono quindi ancora un po’ di giorni per far digerire questo testo agli eurodeputati. Non è un compromesso che ha soddisfatto nemmeno Lamassoure ma è il massimo che è riuscito ad ottenere”, continua la fonte.
Le cifre del bilancio pluriennale 2014-2020 non sono state toccate, restano 960 miliardi di euro, ovvero una cifra, per la prima volta nella storia dell’Ue, inferiore a quello per il periodo corrente 2007-2013 che è di 994 miliardi. Ma sono state accettate alcune delle richieste del Parlamento europeo, come la predisposizione di meccanismi di flessibilità che permettano di trasferire da un anno all’altro e da una rubrica all’altra gli stanziamenti e la possibilità di avere una revisione del budget, ma solo dopo il 2016. Troppo tardi per i deputati che, soprattutto su questo punto, si sono messi di traverso.
“Ma non ci dimentichiamo – ha concluso la fonte – che l’anno prossimo ci sono le elezioni europee. I governi dei Paesi membri sono tutti favorevoli a che l’accordo ci sia. E in questi governi sono presenti gli stessi partiti che dovranno scegliere i candidati alle elezioni. A chi saranno fedeli allora i deputati, ai gruppi di Strasburgo o a quelli del proprio Paese? Certo non tutti, ma molti sicuramente, dopo averci ragionato un po’, troveranno che questo accordo è ragionevole”.
Alfonso Bianchi
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