Per il capo dei negoziatori (membro del Ppe) le richieste dell’Aula sono state accolte eppure il suo stesso compagno di partito, il tedesco Böge, ha lasciato il team negoziale in segno di polemica. Swodoba (S&D): “Non accettiamo ricatti del Consiglio”. Verhofstadt (Alde): “Non ci sarà la maggioranza qualificata”
Neanche il tempo di annunciare il tanto atteso accordo sul Multiannual financial framework (Mff), il bilancio pluriennale dell’Unione europea, che dal Parlamento di Bruxelles parte il fuoco amico. “Non cederemo al ricatto del Consiglio – ha tuonato Hannes Swoboda, presidente del gruppo dei Socialisti e democratici – Deploriamo profondamente che il Consiglio non abbia fatto uno sforzo più sostanziale verso le nostre richieste”.
L’accordo informale è stato raggiunto ieri sera e annunciato dalla presidenza di turno irlandese e dal negoziatore capo dell’Europarlamento, il francese Alain Lamassoure del Ppe che aveva esultato: “Le priorità dell’Aula sono state accolte”. Ma Lamassoure, a quanto pare, “al momento parla solo per se stesso” secondo quanto riferito da fonti del Parlamento.
Lo stesso capo negoziatore, non a caso, nel comunicato di ieri aveva messo le mani avanti affermando: “Il Parlamento non è in grado di dare la sua approvazione definitiva, in questa fase, perché le posizioni dei gruppi politici nel gruppo di negoziazione sono diverse”. E infatti il negoziatore socialista, Ivailo Kalfin, ha affermato: “Il Consiglio ha annunciato che c’è un accordo su un testo che non abbiamo visto”. E non solo dei gruppi politici, ma anche nei gruppi le posizioni sembrano molto diverse, e così il tedesco Reimer Böge, collega di partito di Lamassoure, si è dimesso dal ruolo di negoziatore per l’Aula, in polemica con questo accordo che ritiene al ribasso. Una scelta che fa non poco scalpore visto che il deputato è andato non solo contro il suo gruppo politico, ma anche contro Angela Merkel, sua presidente e compagna di partito in Germania.
E la levata di scudi arriva anche da parte dei liberali dell’Alde, il terzo gruppo per grandezza dell’Europarlamento. Per il suo presidente, Guy Verhofstadt, che è stato uno dei più feroci critici del testo che fu approvato dal Consiglio europeo, “non esiste nessun accordo”. Il liberale ha manfdato anche un chiaro avvertimento ai Ventisette: “Vi ricordo che per approvare il bilancio pluriennale c’è bisogno della maggioranza qualificata del Parlamento”, una maggioranza che senza socialisti e liberali, a cui si aggiungeranno certamente la Sinistra e i Verdi, non potrà mai essere raggiunta. Alda Sousa, coordinatrice della Gue/Ngl in commissione Bilancio ha già fatto sapere che secondo lei “fino ad ora nemmeno i presupposti per negoziare sul quadro finanziario pluriennale sono stati rispettati”, figuriamoci per votarlo.
Tra gli italiani è favorevole all’accordo raggiunto il capodelegazione del Pdl a Bruxelles, Giovanni La Via. “È esempio di responsabilità per consentire l’avvio regolare di tutte le politiche europee, essenziali per la ripresa della nostra economia – dice – La flessibilità del bilancio è stato il punto di maggiore scontro con il Consiglio. La Commissione europea si occuperà di rivedere il bilancio nel 2016 con una sorta di revisione a medio termine quando, nella prospettiva del superamento della crisi economica, si potranno investire nuove risorse”. In ballo ci sono circa 47 procedimenti legislativi, tra cui la Politica agricola comune (Pac) i cui negoziati sono allo stallo proprio a causa del mancato accordo sul bilancio. Tutti questi pacchetti, se non sarà approvato il testo del Mff, non potranno diventare operativi.
Contrario invece Claudio Morganti, coordinatore in Commissione Bilanci per il gruppo Eld, secondo cui “il Parlamento richiede che un bilancio già concepito al ribasso possa essere disponibile, appieno, per sostenere la crescita, visto il periodo di crisi, mentre il Consiglio si ostina a voler tagliare ulteriormente sui tagli già proposti, sui quali tra l’altro il Parlamento non ha espresso dissenso”.
Alfonso Bianchi
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