Capitale europea della cultura anche le candidate che non ce la faranno ci credono e promettono che realizzeranno almeno qualcuno dei progetti
In tempi di crisi, la cultura torna ad avere i contorni concreti della speranza grazie ai benefici che i fondi dalla Commissione Europea saranno in grado di innescare. Per un paese come l’Italia il cui potenziale artistico e culturale è enorme, ma che soffre di una cronica carenza di fondi, le opportunità generate dall’iniziativa di Capitale europea della cultura sono infinite. Infatti tutte le candidate sono consapevoli che proprio la cultura le aiuterà a far ripartire la propria economia. Il titolo innesca un processo virtuoso che attiva altri progetti, ed altre linee di finanziamento europeo anche infrastrutturali, a sostegno del programma principale. Oltre al ritorno di immagine la città vincitrice avrà anche un notevole aumento del turismo. In breve, si tratta della possibilità di un vero e proprio rilancio economico della città e del suo territorio.
Ravenna, la prima candidatura che abbiamo presentato, lavora a questa iniziativa dal 2007 e il suo progetto è incentrato sull’affascinante tema del mosaico, antico e reale; l’accoglienza e il dialogo sono invece le due caratteristiche forti della candidatura di Perugia e Assisi, da sempre città all’incrocio tra direttrici culturali che vanno da Nord a Sud in Europa e da Est a Ovest.
Suggestiva l’immagine della candidatura scelta da Matera, “dalle grotte alle stelle”, a simboleggiare un percorso che va dal buio alla luce, dal passato verso il futuro. Ci prova anche l’Aquila, che ha presentato la sua candidatura nell’aprile 2010, un’anno dopo il terremoto che l’ha duramente colpita. Nel 2019 ricorrerà il 10. anniversario del terremoto.
Siena ha ideato per questa iniziativa un logo che sottolinea il coinvolgimento della città e del suo tessuto economico. La balzana senese, lo stemma bianco-nero che rappresenta la città, sarà abbinata all’immagine di tutti i soggetti coinvolti nella candidatura. Ci provano poi Mantova, che rilegge il suo passato e si propone come nuova corte d’Europa. Palermo, da sempre pacifica città di frontiera tra mondo arabo e mondo europeo. Urbino, stella del rinascimento italiano e modello della nuova utopia culturale europea. Bergamo, che punta sulla cultura perché “una città culturalmente viva è una città più felice”. Brindisi, con il suo porto, strategico ai tempi dell’impero romano e, in epoca coloniale, per aver accolto i bastimenti della Compagnia delle Indie che vi facevano scalo.
Prossimamente Eunews.it esaminerà le candidature di Venezia e il Nord-Est (che ha avuto qualche ‘scossone’), Torino, Bari e quella ancora in forse della Costiera Amalfitana. Catanzaro, invece, si è fatta indietro.
Tutte le città che si contendono il titolo di Capitale europea della cultura sono famose città d’arte, ricche di storia e di cultura. Dal punto di vista della loro notorietà il titolo avrebbe un valore prettamente onorifico. Tuttavia, le città si candidano soprattutto perché sono consapevoli che per risolvere le proprie criticità economiche e sociali e per rilanciare situazioni stagnanti o compromesse possono servirsi della cultura. Il titolo di Capitale europea della cultura è, infatti, un riconoscimento per il progetto più innovativo che sappia dimostrare di saper generare effetti virtuosi e di lungo periodo sull’economia del territorio.
Tutte le città si sono impegnate a realizzare comunque alcuni progetti di cambiamento, innovazione e miglioramento strutturale che verranno presentati per la candidatura; si tratta di progetti importanti che prevedono la creazione di nuove economie basate sulle risorse culturali. “La cultura è un motore di sviluppo economico”, lo confermano studi effettuati dalla Commissione Europea. Secondo Alessandro Senesi, responsabile del programma intervistato da Eunews.it, ogni euro investito nella cultura ne produce otto in investimenti.
Se le promesse saranno mantenute nel 2019 le città che oggi si candidano saranno protagoniste di un consistente e diffuso rilancio fondato sulla cultura che oltre a ridisegnare il paesaggio ridefiniranno il proprio equilibrio economico e sociale.
I termini per la presentazione del dossier di candidatura scadranno il prossimo settembre. Sono quindici finora le città che si candidano a Capitale europea della cultura. A novembre la giuria di esperti (sette designati dalle istituzioni europee, sei dall’Italia) effettuerà la preselezione e nel 2015 finalmente sapremo quale sarà la città vincitrice.
Nel 2019 la città italiana che conquisterà il titolo – preceduta da Firenze nel 1986, Bologna nel 2000 e Genova nel 2004 – avrà anche una gemella bulgara.
Auguriamoci dunque che l’Italia sia consapevole dei proprio patrimonio e che possa ripartire anche dalla sua cultura.
Chiara Celluprica