Angela Merkel, la cancelliera tedesca, ama molto la sua famiglia. Quella politica, almeno. Quella del Partito popolare europeo. L’ama tanto che chi non ne fa parte può anche affogare, senza che gli sia tesa la mano. Non l’ho capito da molto, ma ora mi è chiaro: non è che la cancelliera ritardi gli aiuti ai paesi in difficoltà perché ha problemi di equilibrio interno o perché sia soltanto molto rigida dal punto di vista dei conti pubblici: il suo via libera agli aiuti arriva solo quando è chiara la conquista popolare (intesa come Ppe) del governo locale.
L’ultimo caso, quello per me esemplare, è stato Cipro. Che nella piccola isola le banche fossero prossime al tracollo è una notizia nota da almeno un anno al grande pubblico, non so da quanti agli esperti, ma penso almeno due o tre. Cipro aveva un presidente della Repubblica (che è anche capo della maggioranza di governo) comunista. Demetris Christofias è stato fino al 24 febbraio scorso l’ultimo comunista che ancora si dichiara tale (non come Giorgio Napolitano, che ha cambiato partito e opinioni) ad essere capo di uno Stato dell’Unione europea nonché, per l’ultimo semestre 2012, anche presidente di turno dell’Ue. La crisi delle sue banche era chiara anche a un bambino in quei mesi, eppure l’Eurogruppo, con un Jean-Claude Juncker in scadenza ed un inadatto Jeroen Dijsselbloem in arrivo, continuava da tempo a rinviare il varo di un piano. Le scuse erano le più diverse, alle volte non c’erano proprio. Finché Christofias non ha perso le elezioni ed allora, a tambur battente, è stato presentato ed approvato un piano, a poche ore dall’ingresso del popolare Nicos Anastasiades nel palazzo presidenziale. Poi il piano messo a punto dal buffo olandese che guida l’Eurogruppo era un ridicolo pasticcio, ma questa è un’altra storia (in parte).
Guardando agli anni passati mi sono poi reso conto che probabilmente la sinistra in Europa è molto sfortunata (oltre ad essere probabilmente pasticciona e aver spesso preso incautamente la guida di molti paesi dopo che lunghi periodi nelle mani dei popolari forse ne avevano già segnato le sorti economiche). Portogallo, Grecia, in qualche senso anche l’Irlanda e poi evidentemente la Spagna, erano tutti paesi a guida socialista dove i governi sono cambiati (passando al Ppe) proprio a cavallo del varo dei piani di aiuti europei. In Grecia ci sono voluti più tentativi per far fuori i socialisti, correndo anche il rischio di dare il Paese in mano ai neo-nazisti, ma alla fine con ripetute elezioni ci si è riusciti. In tutti questi casi Merkel è stata decisiva, tutti i piani sono partiti solo dopo il suo via libera, espresso con sapienza familista non comune.
Anche in Italia la cancelliera ha tentato il colpaccio, perché se Silvio Berlusconi è del Ppe è anche vero che ne è un po’ la pecora nera (poiché su chi è anche peggio, come Victor Orban, per ora si chiudono occhi e orecchie), è visto come un inaffidabile creatore di buchi neri finanziari. Allora si è scelta un professore apprezzato come Mario Monti, che però ha rivelato di avere scarsissime doti politiche, e dunque anche la formale consacrazione come candidato del Ppe, umiliando Berlusconi, non è servita.
Lorenzo Robustelli