Nonostante il no del Parlamento di Roma la relatrice McAvan propone misure ancora più dure
Anche gli eurodeputati italiani convinti che esista il rischio di favorire la contraffazione
Il Parlamento italiano lo aveva già detto, gli europarlamentari italiani lo ribadiscono: il pacchetto di sigarette bianco, privo di marchio e coperto solo da immagini shock non è la soluzione al problema fumo e anzi rischia di favorire il mercato del contrabbando. La bocciatura della Direttiva Europea sui prodotti del tabacco, che contiene tra le altre questa misura, era già arrivata forte e chiara da Camera e Senato italiani. Alla fine della scorsa legislatura le commissioni competenti di entrambi i rami del Parlamento hanno respinto la bozza di direttiva europea che prevede anche la messa al bando di intere categorie di prodotti come le sigarette slim, quelle al mentolo e i pacchetti da dieci. Alla base del no, soprattutto la convinzione che confezioni meno riconoscibili siano più difficili da tracciare e favoriscano quindi contrabbando e contraffazione.
Un parere chiaro, quello dell’Italia, ma che sembra non preoccupare affatto il relatore per la commissione Ambiente, salute pubblica e sicurezza ambientale del Parlamento europeo, Linda McAvan (S&D). Pubblicando il progetto di relazione sulla nuova direttiva, l’europarlamentare non solo continua su una linea diametralmente opposta a quella di Roma, ma inasprisce ancora le posizioni contenute nella bozza originale, in particolare per i prodotti di tabacco di nuova generazione.
A questo punto tocca alla Commissione Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento Europeo, che ha tempo per dire la sua fino al 9 maggio. La discussione sul dossier dovrebbe approdare in Plenaria presumibilmente nel mese di luglio. Intanto gli eurodeputati italiani ribadiscono la loro contrarietà. “Sono convinto che, se entreranno in vigore norme restrittive, il consumatore si rivolgerà al mercato del contrabbando”, dice Oreste Rossi (Efd), membro della commissione Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo. Per Rossi “non si può arrivare a criminalizzare il consumatore”, sarebbe meglio piuttosto “spiegare il danno causato dall’eccesso di consumo di sigarette, a partire dalle scuole”.
Anche Sergio Berlato (Epp), altro membro della commissione, avverte: “Stiamo parlando di politiche falsamente salutistiche che non risolvono il problema legato all’abuso del tabacco”. Secondo Berlato bisogna anche fare attenzione a non mettere in difficoltà le industrie: “L’Italia è uno dei maggiori Paesi interessati a questo tipo di coltivazione e il primo in Europa nella produzione. Uno stop alla produzione – ricorda – metterebbe a serio rischio migliaia di posti di lavoro”. Difficile che “il giovane si lasci incantare da un pacchetto piuttosto che da un altro” anche secondo Mario Pirillo (S&D), membro della Commissione che dovrà esprimersi sulla proposta. “Serve l’adozione di misure più complesse – propone – che prevedano un’opera di giusta prevenzione”.
Per l’Eurodeputata Lara Comi (Ppe), la marca delle sigarette “è un elemento fondamentale che non deve sparire”. E non solo “perché ne gioverebbe la contraffazione” ma anche perché “le imprese perderebbero lo stimolo alla competitività che, in molti casi, si traduce in ricerche di mercato, non creando più ricerca e sviluppo”.
L’ipotesi del cosiddetto ”pacchetto generico” era già contenuta in un documento preliminare della Commissione Europea ed era stata oggetto di consultazione pubblica alla fine del 2010. Oltre il 98% degli oltre 80 mila partecipanti alla consultazione pubblica aveva espresso parere contrario a questa opzione. Tra le criticità avanzate, era stato più volte segnalato il rischio dell’aumento del commercio illecito, che già in Italia è un mercato piuttosto florido. Secondo un’indagine svolta da Kpmg nell’ultimo trimestre del 2012, il consumo di prodotto illecito in Italia rappresenta oltre l’11% del consumo totale con gravi ripercussioni sulle entrate fiscali.
Secondo il bollettino delle entrate tributarie relativo a febbraio 2013 diffuso pochi giorni da dal Dipartimento delle politiche fiscali del ministero dell’Economia, poi, nei primi due mesi del 2013 il gettito d’imposta sul consumo dei tabacchi è stato di 1.607 milioni di euro: 132 milioni in meno rispetto al 2012 (-7,6%). Mai si era registrato, negli ultimi decenni, un trend tanto negativo.