Quando si boicotta la cultura per ragioni politiche non è mai un buon segno. La Storia da cui fatichiamo ad imparare regala perle di orrore ogni volta in cui un regime decide di colpire gli artisti che l’hanno sfidato. Siamo parecchio lontani da questi eccessi, oggi, grazie al cielo. Però se parte della classe dirigente italiana a Bruxelles decide di non andare al concerto di Franco Battiato per reazione alle parole sulle “troie in Parlamento” , si può scatenare un sentimento di inquietudine in chi cerca cerca di ragionare senza aderire incondizionamente a un causa.
C’erano parecchie sedie vuote, martedì sera, al Bozar. Mancavano persone che invece risultavano sulla lista degli ospiti cortesemente invitati dal Monte Paschi Belgio e dall’Istituto italiano di cultura. Persone, si sente raccontare, che hanno preferito prendere le distanze da Battiato. Non si è vista – salvo smentita sempre ben accetta – la direttrice dell’Istituto, la stessa che nel pomeriggio era corsa a girare un video di pochi secondi con le scuse del Maestro. Mancava anche Ferdinando Nelli Feroci, ambasciatore italiano presso l’Unione europea (si dice che avesse a cena un ospite di riguardo, invitato da tempo). Assente anche l’ambasciatore presso il regno del Belgio Alfredo Bastianelli. Qualcuno parla di indicazioni giunte da Roma, voce che si perde nel rumore di un chiacchiericcio generale. (Non tutti però hanno obbedito alleventuale ordine, qualche diplomatico si è visto, mescolato tra il pubblico).
Il concerto, voluto con forza dalla BeIt (Società organizzatrice di eventi di musica italiana in Belgio), è sta bellissimo. Ed è un peccato per chi non c’era.