Londra e Parigi impongono di rivedere la strategia comunitaria, l’Italia per ora non si esprime
Se ne discuterà la prossima settimana a Dublino tra ministri degli Esteri
La Siria divide l’Europa, imponendo una nuova riflessione su come porre fine alla crisi in atto nel paese del Medio Oriente. Ci sarà tempo per decidere, ma la situazione è complicata, talmente complicata da inserire il tema prima all’ordine del giorno del vertice dei capi di Stato e di governo dei paesi dell’Ue, e poi in quello della riunione informale dei ministri degli Esteri in programma la prossima settimana a Dublino. Si vuole evitare uno strappo, in un momento in cui Francia e Gran Bretagna spingono per rimuovere l’embargo delle armi all’opposizione del regime di Assad e il resto dell’Unione europea preferisce mantenere la linea della cautela. La crisi non è solo locale, ma regionale: si teme che un’azione inopportuna possa destabilizzare il Medio Oriente, contagiando Libano, Turchia e Iran. “Noi operiamo nell’ambito di una politica comune di difesa e vogliamo continuare ad operare in questo modo”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. Per questo motivo “abbiamo dato mandato ai ministri degli Esteri di cercare una posizione comune già nel corso della riunione informale delle settimana prossima” a Dublino.
Al momento Francia e Gran Bretagna si trovano in posizione minoritaria, e un accordo sembra distante. Se l’Ue cerca una linea comune, l’Italia cerca una posizione, che comunque eviti strappi tra i Ventisette. Assente al dibattito a Bruxelles per gli impegni istituzionali che hanno richiesto la presenza a Roma del presidente del Consiglio, Mario Monti, e il ministro degli Esteri alle prese con l’incidente diplomatico con l’India per la vicenda dei due marò, né il governo né la Farnesina per ora sono in grado di fornire una dichiarazione ufficiale sul tema e sul dibattito in corso.
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