Cresce, seppur di poco, il numero di donne nei consigli di amministrazione delle società europee quotate in borsa. La media Ue è infatti salita al 15,8%, più 2,1% rispetto a un anno fa. Nello specifico le amministratrici non esecutive sono in media il 17% (contro il 15% di gennaio 2012) e quelle esecutive il 10% (contro l’8,9%). L’aumento più significativo, a livello nazionale, si è avuto proprio in Italia che, con una crescita del 4,9%, è arrivata a una percentuale dell’11%, un risultato ancora modesto e sotto la media Ue, ma indice di un trend sicuramente incoraggiante.
In controtendenza Polonia e Irlanda (rispettivamente al 12 e 9%), dove non c’è stato nessun miglioramento per quanto riguarda il coinvolgimento femminile nei luoghi decisionali delle imprese, e in Bulgaria dove si è addirittura registrata una flessione del 4%.
I nuovi dati sono stati annunciati al Forum economico mondiale di Davos dalla Vicepresidente della Commissione, Viviane Reding, che ha collegato il fenomeno alla sua proposta di inserire un regolamento sulle quote rosa nelle società pubbliche. “La pressione normativa funziona: provare per credere. Le aziende cominciano finalmente a capire che, per rimanere competitive in una società che invecchia, non possono fare a meno dei talenti femminili: il 60% dei laureati sono donne”, ha dichiarato Reding.
L’aumento maggiore si è registrato proprio in quei Paesi che hanno già introdotto delle norme sul sistema delle quote. “L’esempio di Paesi come Belgio, Francia e Italia – ha continuato la vicepresidente – dove le misure legislative introdotte di recente cominciano a dare i primi frutti, dimostra inequivocabilmente la validità di un intervento normativo limitato nel tempo. La proposta di direttiva che abbiamo presentato spingerà le imprese a sfruttare i talenti esistenti e permetterà di promuovere l’equilibrio di genere in tutti i vertici aziendali delle società del mercato interno”.
Nel nostro Paese è in vigore una normativa che obbliga le società quotate e a partecipazione pubblica ad assicurare una partecipazione femminile del 33% negli organi di gestione e vigilanza entro il 2015. La Francia, che ha introdotto le quote rosa nel 2011, è il primo paese dell’Unione ad avere più di una donna ai vertici delle principali società quotate; le donne nei consigli di amministrazione delle società Cac 40 (il principale indice di borsa francese) sono attualmente il 25%,una percentuale cresciuta del 2,8% in soli 10 mesi. Secondo le regole di Parigi la quota introdotta per gli amministratori esecutivi e per quelli non esecutivi di società quotate e di grandi società non quotate è del 40% entro il 2017.
Anche la proposta del vicepresidente Reding, che è stata oggetto di grandi polemiche, fissa come obiettivo minimo una quota del 40% di amministratori non esecutivi del sesso sottorappresentato entro il 2020 per le società europee quotate, ed entro il 2018 per quelle pubbliche. Così come è stata rilasciata dalla Commissione Ue, la proposta però lascia agli Stati membri il compito di stabilire le sanzioni da applicare in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, il che lascia molte porte aperte a quelle nazioni che sono contrarie al principio per aggirare la norma. Perché diventi legge la proposta ha comunque ancora bisogno del consenso del Parlamento europeo e del Consiglio europeo, c’è quindi ancora tempo e modo per modificarla. Vedremo in quale direzione.
Guarda le tabelle della Commissione con i dati percentuali riferiti agli Stati dell’Ue