Da una parte il Parlamento europeo che boccia una candidatura perché il prescelto è l’ennesimo maschio in un ambiente dove non ci sono donne, dall’altra, nello stesso edificio, la Commissione che boccia la proposta di direttiva sulle quote rosa della vice presidente Viviane Reding.
E’ la giornata di oggi a Strasburgo, un po’ schizofrenica e apparentemente disordinata, come spesso accade a quest’Europa da valzer lento. Yves Mersch, governatore della banca centrale del Lussemburgo, indicato dai governi europei come membro del board (il CdA) della Banca centrale europea, si è preso una bocciatura della nomina da parte del Parlamento europeo perché è un uomo, l’ennesimo uomo al vertice di un’istituzione dove non ci sono donne.
Il parere del Parlamento sui membri del board della Bce è solo consultivo, ma pesa. Con 21 voti favorevoli, 12 contrari e 13 astenuti, la Commissione Affari economici ha adottato un’opinione negativa sulla nomina ed esprime anche l’insoddisfazione nei confronti degli stati membri per “i ripetuti rifiuti di riconoscere un migliore equilibrio tra uomini e donne all’interno della Bce”.
Giovedì la parola passa all’aula ed il risultato rischia di essere lo stesso, anche se le trattative sono in corso. I governi non vogliono tornare indietro sul nome di Marsch ma potrebbero impegnarsi solennemente per la nomina di una donna alla prossima occasione, che si presenterà tra un paio di mesi. In questo caso l’Aula potrebbe dare un via libera al lussemburghese.
La questione è evidente: i 6 membri del comitato esecutivo della Banca centrale europea sono uomini, così come i governatori delle 17 Banche centrali dell’eurozona: l’euro è una questione da maschi (e, dicono alcune donne, si vedono i risultati). Dunque il Parlamento europeo ha deciso di dare un parere negativo alla nomina dell’ennesimo maschio nel board di Francoforte. “Quando a decidere sono 23 uomini questa è una discriminazione”, sostiene la deputata liberale francese Sylvie Goulard,che recentemente ha avuto un vivace scambio proprio con Mario Draghi sulla questione.
In una sala non lontana da quella della commissione parlamentare la Commissione europea ha bocciato la proposta di direttiva europea sulle quote rosa, fortemente voluta dalla commissaria alla Giustizia Viviane Reding
ma contrastata da molti governi, soprattutto nordici, e bocciata oggi anche per l’opposizione di quattro delle altre commissarie donne: Connie Hedegaard danese, Neelie Kroes olandese, Cecilia Malmstromm svedese e Catherine Ashton, britannica. “C’è stata una forte opposizione”, spiega una fonte dell’esecutivo comunitario. A quanto si è appreso Reding ha portato tre proposte diverse, ma la principale è stata respinta, mentre si è aperta una trattativa su altre due, che potrebbe portare ad un accordo tra i commissari il 14 novembre. “Io non mi arrendo”, ha twittato Reding, costretta a cancellare la conferenza stampa già convocata per questo pomeriggio.,aggiungendo che “Barroso calendarizzerà la questione entro la fine di novembre”.
L’Italia, si fa capofila delle pari opportunità e, soprattutto dell’obbligo di inclusione delle donne all’interno dei consiglio d’amministrazione delle aziende quotate e delle società pubbliche dei paesi dell’Unione europea. Alessia Mosca (Pd) e Lella Golfo (Pdl), deputate e prime firmatarie della legge sulle quote rosa entrata in vigore in Italia lo scorso agosto, hanno rivolto un appello al presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, con una lettera per chiedere che l’Ue renda obbligatorio il principio delle quote rosa all’interno dei board delle società.
L.R.
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