A settembre 2013 sapremo quale sarà la rosa delle città italiane candidate per il titolo di capitale europea della cultura 2019. Eunews.it vuole dedicare, come promesso nell’intervista ad Alessandro Senesi, uno dei responsabili del programma nella Commissione, uno speciale approfondimento su tutte le città candidate, per scoprire i temi e le strategie adottate per aggiudicarsi il titolo.
Ci sembrava giusto cominciare con la città che conserva le spoglie di Dante, padre della cultura non solo italiana ma figura di riferimento per la culturale occidentale. Con Dante sulle orme della cultura europea, intervistiamo Alberto Cassani, cordinatore di Ravenna 2019.
Perché Ravenna si candida a capitale europea della cultura 2019?
Ravenna considera la candidatura a capitale europea della cultura una grande occasione per mettersi in discussione e per superare in maniera virtuosa le proprie criticità. Ravenna è una città che può vantare un patrimonio artistico e monumentale eccezionale nonché una produzione culturale riconosciuta al livello internazionale. Siamo convinti che questa tradizione grandiosa, oltre ad essere valorizzata sia un punto di partenza per la produzione di nuova cultura, per la costruzione di un avvenire a più dimensioni, caratterizzato dalla tradizione culturale e dall’innovazione.
Ravenna sta lavorando alla sua candidatura già dal 2007 dimostrando di aver preso sul serio questa opportunità. A che punto è il programma per il 2019?
Il progetto culturale elaborato dal Comitato Artistico-Organizzativo si articola in cinque tracce tematiche: l’ospitalità e la diversità culturale, il conflitto e le sue possibili composizioni, il rapporto con l’acqua e le relazioni con l’esterno, la creatività e le nuove tecnologie, le trasformazioni e il fare insieme. Noi però siamo andati oltre la proposta e abbiamo condividendo la riflessione con la cittadinanza. Ravenna è stata l’ unica città candidata a fare un open-call, invitando i cittadini a proporre delle idee. Ne abbiamo ricevute a centinaia che ci aiuteranno ulteriormente a mettere a fuoco altri progetti.
Qual è la dimensione europea del progetto?
Ravenna rappresenta bene il nostro paese e i suoi rapporti con l’Europa continentale, oltre ad essere stata la porta italiana verso l’oriente. E’ la città del mosaico fin dai tempi di Teodorico, Teodora e Giustiniano che hanno voluto creare visioni straordinarie attraverso le tessere luminose delle chiese. Punteremo sulla metafora del mosaico per questa candidatura, su quello antico e reale ma anche sul mosaico contemporaneo fatto di incontri e scambi tra culture. Ravenna come luogo dove le diversità possono incontrarsi e possano creare nuove armonie.
Stiamo cercando di capire che tipo di contributo possiamo dare per far rivivere antiche vocazioni. C’è il legame fortissimo con Dante e dunque con le origini della nostra lingua. Dante non solo è morto qui, dove se ne custodiscono le spoglie, ma noi consideriamo questa città la madre della Divina Commedia. Sicuramente qui Dante ha tratto ispirazione per la scrittura del Paradiso e per numerose cantiche. Per questo la traccia dantesca per noi è estremamente importante ed è riferita chiaramente non solo alla nostra lingua ma alla cultura europea. Dante dunque come uno dei capisaldi del canone occidentale.
Per quanto riguarda il panorama culturale contemporaneo a Ravenna sono presenti realtà dal rilievo internazionale strettamente legate all’Europa. Oltre al noto Festival e quindi all’opera di Riccardo Muti, che è ravennate ed è un punto di riferimento per la proposta del nostro festival musicale, questa città è un centro propulsore per quel che riguarda il teatro di innovazione per l’Italia ma anche per l’Europa. A Ravenna c’è una densità di compagnie teatrali che operano nel campo del teatro-innovazione, molto rilevante. Ci sono realtà ormai consolidate come il Teatro delle Albe e Fanny & Alexander, che dialogano costantemente col nostro continente.
Quale sarà l’elemento che unisce questi aspetti?
Noi vorremmo portare in Europa un altro peculiare punto di forza di tutta la Romagna, ossia l’etica e la cultura del fare insieme. Noi più di altri riteniamo di essere capaci di creare le condizioni per lavorare insieme, di mettere insieme le persone e costruire dei progetti. Credo che questo sia un punto molto importante. In Romagna è nata la cooperazione, qui due cittadini su tre sono soci di cooperative ed abbiamo una densità di associazioni assolutamente straordinaria.
Quando si parla di cultura in Italia la concorrenza tra città è forte. E’ un peccato che soltanto una possa vincere.
Credo che la competizione tra città italiane per il titolo di capitale europea della cultura debba andare in favore dell’Italia e della cultura italiana. Deve essere un’opportunità per volare più in alto. Non è una competizione dove ci sono degli sconfitti ma è una competizione in cui dobbiamo vincere tutti, deve vincere l’Italia. Naturalmente noi dobbiamo lavorare bene per far capire che la cultura rappresenta anche un’opportunità di sviluppo. Dobbiamo far emergere la dimensione economica del fare cultura. Io sono per un battaglia di attacco e se Ravenna e le città della Romagna sono riuscite in tempi di crisi a sviluppare una candidatura seria, a mettere davvero la cultura al centro dello sviluppo di una comunità, già credo che la battaglia sia in parte vinta. Però bisogna portare a compimento questa impresa.
Nel caso non doveste vincere, porterete avanti comunque alcuni dei progetti elaborati?
Penso di si. Penso che tutte le città debbano predisporre un piano b, e impegnarsi a realizzare una parte del programma anche in caso di esclusione. Da questo punto di vista ci vuole anche un impegno da parte dello Stato che deve aiutare comunque a realizzare i progetti migliori delle candidate che non hanno vinto il titolo.
Come intendete reperire e utilizzare le risorse necessarie per il progetto, oltre il milione e mezzo previsto per la città che vince il titolo di capitale europea?
E’ evidente che il governo nazionale e quello regionale devono impegnarsi, a maggior ragione per la città che se vince rappresenterà la sua regione e il paese in Europa. Tutte le altre città che sono diventate capitali della cultura hanno potuto contare, almeno per un terzo delle proprie risorse, su contributi nazionali e regionali. E’ evidente dunque che il comune, la provincia, e i comuni delle altre città che supportano Ravenna devono collaborare. Noi abbiamo un impegno molto forte dei comuni di Rimini, Cesena, Faenza, Forlì, che sostengono questa sfida. Bisognerà dunque reperire in loco e coinvolgere anche i privati per arrivare a trovare le risorse finanziarie che serviranno all’attuazione del programma. Noi già oggi abbiamo delle fondazioni bancarie che sostengono il nostro sforzo di candidatura.
Chiara Celluprica