Il riconoscimento del Parlamento per la libertà di pensiero nel 2011 andò alla Primavera Araba
Ci sono anche le Pussy Riot, come era ampiamente prevedibile, tra i candidati al premio Sakharov. Il riconoscimento del Parlamento europeo che viene assegnato ogni anno a personalità che, secondo i deputati, si distinguono nella lotta contro l’intolleranza, il fanatismo e l’oppressione per difendere i diritti dell’uomo e la libertà di espressione, arrivato alla 25esima edizione.
Dopo il clamore che ha suscitato il loro caso in giro per il mondo non potevano mancare le componenti del gruppo punk russo condannate a due anni di reclusione per blasfemia e istigazione all’odio religioso per aver cantato una provocatoria preghiera anti Putin nella cattedrale di Mosca. Le tre artiste e attiviste hanno già ricevuto due giorni fa a New York il premio per la pace intitolato ‘LennonOno’, dalla vedova di John Lennon, Yoko Ono, che lo ha consegnato a Piotr Verzilov, marito di Nadezhda Tolokonnikova, una delle cantanti in carcere.
Lo scorso anno il Sakharov fu vinto simbolicamente dalla “Primavera araba” e assegnato a cinque attivisti provenienti da Egitto, Libia, Siria e Tunisia. Dalla sua istituzione nel 1988 il premio “per la libertà di pensiero”, che è accompagnato da un assegno pari a 50mila euro, è stato dato a personalità come Nelson Mandela (1988), Alexander Dubček (1989), Aung San Suu Kyi (1990) ma anche all’ONU e al suo segretario generale Kofi Annan (2003) e al dissidente cinese Hu Jia (2008). Il riconoscimento è dedicato alla memoria del Premio Nobel per la pace nel 1975, il fisico russo Andreï Dmitrievitch Sakharov, prima tra gli inventori della bomba a idrogeno e poi dissidente anti-sovietico e attivista del movimento contro gli armamenti atomici. Ogni anno i candidati (massimo 8) vengono selezionati dai parlamentari europei o dai gruppi politici, tra questi le commissioni Affari esteri e Sviluppo scelgono i tre finalisti e infine il giudizio finale sul vincitore è affidato alla Conferenza dei presidenti. La consegna si svolge solitamente il 10 di dicembre, anniversario del giorno della firma della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite del 1948.
Oltre alle Pussy Riot i candidati dell’edizione 2012 sono: il bielorusso Ales Bialiatski, attivista e fondatore del centro per i diritti umani Viasna, condannato a 4 anni di prigione nel suo paese con l’accusa di “occultamento di reddito su larga scala”, un’accusa ritenuta infondata da organizzazione come Amnesty International e che riguarda l’utilizzo di conti bancari personali in Lituania e Polonia per sostenere il lavoro del Centro di cui è presidente; Joseph Francis fondatore e direttore del Centro per sostegno legale, assistenza e insediamento (CLAAS, Center for Legal Aid, Assistance and Settlement), una organizzazione fondata nel 1992 per aiutare le vittime delle leggi sulla blasfemia in Pakistan attraverso l’assistenza legale e quando necessario mediante la protezione il trasferimento in altri paesi; Victoire Ingabire Umuhoza, Déogratias Mushayidi e Bernard Ntaganda, oppositori politici ruandesi adesso in prigione e che hanno cercato con il loro lavoro di mettere fine alle violenze nel loro paese promuovendo il dialogo e la riconciliazione; e infine Nasrin Sotoudeh e Jafar Panahi, la prima è un avvocato iraniano e attivista dei diritti umani in carcere dopo aver difeso militanti dell’opposizione e delinquenti giovanili di fronte alla condanna a morte e il secondo è il più celebre regista del paese persiano dopo Abbas Kiarostami (di cui è stato anche assistente), vincitore del Pardo d’oro a Locarno nel 1997 con “Lo specchio”, del Leone d’oro a Venezia nel 2000 con “Il cerchio” e nel 2003 del premio della giuria a Cannes nella sezione Un certain regard con “Oro rosso”. Panahi in seguito alla sua partecipazione alle proteste anti regime è stato condannato a 6 anni di reclusione a cui è stato aggiunto il divieto di dirigere, scrivere e produrre film, viaggiare e rilasciare interviste sia all’estero che all’interno dell’Iran per 20 anni. L’anno scorso l’uomo riuscì però a far uscire clandestinamente dal paese un suo lavoro girato durante gli arresti domiciliari e che fu trasmesso a Cannes. Quest’ultima candidatura, appoggiata da ben tre gruppi parlamentari (Socialisti, Liberali e Verdi), sembra essere quella con maggiori possibilità di vittoria.
Alfonso Bianchi ©Eunews.it
Per saperne di più:
Scarica il documento di presentazione con tutti i dossier sui candidati http://www.europarl.europa.eu/document/activities/cont/201209/20120913ATT51311/20120913ATT51311EN.pdf