Bruxelles – Le politiche di coesione dell’Unione europea, fino al ciclo di programmazione 2014 – 2020, non hanno previsto espliciti strumenti rivolti al sostegno diretto dei migranti extra-Ue all’interno degli stati membri. L’azione di coesione di lungo periodo rivolta all’integrazione dei cittadini provenienti da fuori i confini dell’Unione europea è stata attuata però in via indiretta, soprattutto tramite il Fondo Sociale Europeo (FSE), che finanzia programmi volti a migliorare le competenze e le opportunità di lavoro degli immigrati al fine di favorirne l’integrazione economica e sociale, e anche tramite il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), che sostiene gli investimenti in infrastrutture e servizi pubblici nelle regioni dell’Ue, anche quelle con una forte presenza di immigrati, al fine di migliorare le loro condizioni di vita e di integrazione.
Con la crisi ucraino-russa la Commissione Europea ha proposto un’azione di coesione a favore dei rifugiati ucraini all’interno dell’Unione (CARE). La novità più importante di questa misura riguarda proprio i fondi di coesione del periodo 2021-2027. La Commissione ha stabilito che i Paesi membri possano usare parte delle risorse dei fondi di coesione per il supporto diretto dei bisogni più immediati della popolazione ucraina rifugiata all’interno dell’Unione europea, quali alloggi temporanei, fornitura di cibo e acqua o assistenza medica.
Rispetto alla programmazione 2014-2020 (che sta per concludersi) è possibile comunque individuare tra i progetti finanziati con il FSE quelli che si rivolgono esplicitamente ai migranti, prendendo in considerazione questo target nel titolo o nella descrizione degli interventi o sulla base degli obiettivi specifici cui gli interventi si richiamano.
Si tratta in realtà solo di una parte dei progetti che impattano sugli immigrati, potendo questo gruppo di beneficiari fruire di molte alte misure rivolte a soggetti svantaggiati e non, al pari degli altri cittadini europei. Del resto, la politica di coesione ha lo scopo di incrementare le opportunità di sviluppo economico e sociale per contribuire a ridurre i divari e le disparità tra territori, agendo in particolare nelle aree meno sviluppate e per le comunità e le persone più fragili.