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Saturday, 16 November 2024

Per l’Italia la lotta alla povertà vale 1,1 miliardi di risorse di coesione

Bruxelles – Obiettivo: definire i livelli minimi di alcune prestazioni sociali atte a non lasciare indietro nessuno, scongiurando diseguaglianze o, peggio, rischi di esclusione ed emarginazione. L’Italia ha avuto a disposizione 1,25 miliardi di euro per l’inclusione, attraverso un Programma operativo nazionale (PON) appositamente dedicato nell’ambito del ciclo 2014-2020 delle politiche di coesione. Il “sostegno alle persone in povertà e marginalità estrema” è l’obiettivo su cui si è più investito, con oltre 1,1 miliardi (il 91,5% del totale delle risorse disponibili) che hanno permesso azioni e interventi soprattutto in Sicilia e Calabria. Sono queste le due regioni che, singolarmente, hanno beneficiato di quote di finanziamento particolarmente consistenti (rispettivamente: 11,4% sul totale, con 142,8 milioni, e 10,9% sul totale, con 137,3 milioni). Terzo ambito territoriale d’intervento la Puglia (99,6 milioni di euro, pari al 7,9% dei totale).

Tra i grandi progetti finanziati dal programma: l’erogazione di bonus, in ambito nazionale, per la fruizione di servizi di baby-sitting a sostegno delle famiglie; lo sviluppo di Percorsi Individualizzati di Uscita dallo Sfruttamento, un progetto che mira a realizzare un’azione di sistema interregionale mettendo in atto delle misure indirizzate all’integrazione socio-lavorativa dei migranti come prevenzione e contrasto allo sfruttamento del lavoro in agricoltura. Ancora, il progetto PUOI (Protezione Unita a Obiettivo Integrazione) che prevede l’attivazione di 4.500 percorsi integrati di inserimento socio lavorativo rivolti a cittadini migranti vulnerabili regolarmente presenti sul territorio nazionale, al fine di migliorarne l’occupabilità e di promuoverne l’inserimento nel mercato del lavoro.

Alla luce della crisi sanitaria, il Pon è stato utilizzato anche per interventi di contrasto agli effetti legati alla pandemia di Covid19. Qui sono stati investiti 39,4 milioni (il 3,1% sul totale messo a disposizione dell’Italia).

(di Emanuele Bonini)

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