(di Roberta Caputo) – Tra gli obiettivi dell’Unione Europea c’è quello di colmare il gender gap nell’istruzione delle donne. Per questo motivo, nel piano della Commissione UE del 2014-2020 sono stati stanziati per l’Italia 159,3 milioni di euro, che hanno finanziato oltre 26.500 progetti.
Le iniziative puntano a incoraggiare la fruizione di servizi inclusivi in questo ambito, a promuovere la parità di accesso, a favorire la formazione e l’apprendimento permanente lungo tutto l’arco della vita.
In particolare, i progetti finanziati con i fondi di coesione europei sostengono corsi di formazione per le donne basati sui contenuti educativi tipici della scuola secondaria di primo grado. Questi interventi attraggono circa il 50% delle risorse destinate a questo campo.
Sono presenti però anche iniziative nate per supportare l’istruzione secondaria superiore e post-secondaria fino ai dottorati di ricerca, anche se in un numero più limitato. Si tratta in generale di corsi che danno spazio alle tematiche legate all’inclusività.
In questo ambito si punta poi alla formazione professionale – incoraggiando le giovani donne a fare parte del mondo del lavoro – e alla lotta contro la disoccupazione di lunga durata. L’obiettivo è aiutare i gruppi considerati svantaggiati, formati ad esempio da immigrati e persone a rischio povertà, ad accedere al mercato del lavoro grazie a stage e tirocini, facilitando il passaggio dalla scuola alla professione.
Queste iniziative non favoriscono soltanto l’occupazione, ma sono anche uno strumento culturale per rafforzare l’empowerment delle donne, accrescendo la loro autostima e il desiderio di autodeterminarsi, così da ritagliarsi il posto che meritano nella società.