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Friday, 8 November 2024

Competitività e sostenibilità, cinque diverse fonti di finanziamento per il rilancio dei territori

Bruxelles – La politica di coesione è l’insieme delle azioni, riforme e investimenti volti a colmare il divario tra Paesi dell’Ue e tra regioni, europee e nazionali. Si tratta del sostegno politico agli Stati per garantire stesso livello di competitività e ricchezza dei territori. Tutte queste azioni si finanziano attraverso i Fondi strutturali e di investimento europei (Fondi Sie). Attualmente sono cinque i fondi strutturali per le politiche di coesione nel bilancio 2021-2017.

Nello specifico, sono attivi: il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (Fesr), per crescita e occupazione delle regioni meno competitive. Il Fondo Sociale Europeo plus (Fse+), per protezione sociale e inclusione; il Fondo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr), per problematiche delle zone rurali; il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (Feampa), per gestione sostenibile dei mari, loro tutela, l’economia blu nelle aree costiere, insulari e interne. Infine il Fondo di coesione (Fc), riservato ai Paesi con un Reddito Nazionale Lordo pro capite inferiore al 90% della media UE, tra i quali non c’è l’Italia.

Tutti questi fondi sono gestiti dai Paesi stessi, attraverso Accordi di partenariato. Ogni Stato membro dell’Unione europea prepara un accordo, in collaborazione con la Commissione europea, che illustra in che modo i fondi saranno utilizzati durante il relativo periodo di finanziamento. Ricevuto il via libera, Bruxelles dà i soldi al governo centrale, che a sua volta di stanzia alle regioni. La suddivisione delle risorse è ripartita secondo il criterio della ricchezza delle regioni. Chi ha un Prodotto interno lordo superiore al 100% della media Ue (regioni più sviluppate), ha un tasso di co-finanziamento europeo tra il 40% e il 50% per le opere da realizzare. Chi ha un Pil compreso tra il 75% e il 90% della media Ue (regioni di transizione), ha un contributo Ue tra il 60% e il 70% delle necessità regionali. Chi ha un Pil inferiore al 75% della media Ue (regioni meno sviluppate), ha un contributo Ue dell’85%. Per l’Italia questo vuol dire maggiori aiuti economici europei per le regioni del Mezzogiorno.

Ai principali contenitori finanziari per le politiche di coesione si aggiunge inoltre il Fondo per la transizione giusta (Ftg), per aiutare il passaggio verso la neutralità climatica e, fino al 2023, l’Iniziativa per l’occupazione giovanile (Iog). Nel periodo 2021-2027, oltre al finanziamento derivante dal quadro finanziario pluriennale (QFP), la politica di coesione sarà finanziata anche dallo straordinario sforzo di ripresa innescato dalla pandemia di Covid-19: Next Generation EU (NGEU).

(Emanuele Bonini)

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