Bruxelles – “Sì” a fissare un tetto al prezzo del gas contro il caro-energia, ma solo in coordinamento con i partner internazionali. La richiesta avanzata, tra gli altri, dal premier Mario Draghi di introdurre un massimale al prezzo del gas naturale per le centrali elettriche – il cosiddetto price-cap – fa capolino al Vertice Ue straordinario che riunirà oggi e domani (30-31 maggio) a Bruxelles i capi di stato e di governo per discutere di energia e difesa in relazione alla guerra in Ucraina.
L’idea di fissare un tetto massimo al costo del gas usato per la produzione di energia elettrica non è nuova, come misura di intervento sul mercato per mitigare il rincaro delle bollette dovuto prima alle tensioni geopolitiche con la Russia e poi alla guerra. Se ne discute a più riprese da mesi, anche da prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia iniziata lo scorso 24 febbraio. Una battaglia che l’Italia combatte non da sola, ma insieme ad altri governi come la Francia e la Spagna. Rimangono contrari i Paesi del Nord (e del peso politico) della Germania e Paesi Bassi, contrari a qualunque tipo di intervento sul mercato energetico per mitigare l’aumento dei costi.
La richiesta che fa Draghi è però più specifica di un semplice price-cap per il gas. Si parla non di gas in generale, ma il massimale di prezzo riguarderebbe solo il gas russo e solo il gas importato attraverso gasdotti. Quindi niente gas liquido trasportato via nave. La differenza è di sostanza, perché la proposta italiana non vuole solo affrontare l’aumento dei costi energetici (evitando il cosiddetto effetto contagio tra i prezzi di gas ed elettricità), ma si vuol far valere il potere d’acquisto dell’UE come principale acquirente dei combustibili russi e imporre anche una sanzione indiretta al Cremlino.
L’ipotesi è sul tavolo, precisano fonti diplomatiche dell’UE alla vigilia di un Vertice che si preannuncia denso di temi e ricco di divisioni. Il veto del premier magiaro Viktor Orban sull’embargo al petrolio russo nel sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca, riscalderà gli animi dei Ventisette. Ma ci saranno altre questioni urgenti da affrontare nel capitolo “energia”, tra questi il “tema sensibile dell’aumento dei prezzi”, spiegano fonti. I leader chiederanno alla Commissione Europea di esplorare come “poter fissare un tetto” ai prezzi dell’energia e il passaggio sarà ufficialmente nel testo delle conclusioni su cui i capi di stato e governo dovranno accordarsi.
Una delle condizioni che saranno poste dai leader è che il tetto al prezzo del gas sia applicato “insieme ai nostri partner internazionali” dal momento che “farlo solo in UE potrebbe risultare difficile”, spiegano le stesse fonti. Così come Draghi ritiene che sia indispensabile fissare il tetto a livello europeo per avere più potere sul mercato, allo stesso modo tra le Istituzioni Ue è diffusa la convinzione che sia necessario farlo in ambito internazionale – ad esempio, coordinandosi con Stati Uniti e Regno Unito – per avere un impatto maggiore e, tra le righe, anche evitare di essere troppo svantaggiati sul piano internazionale da questa misura. Solo qualche settimana fa, la Commissione Europea ha concesso a Spagna e Portogallo di applicare nella penisola iberica – vista la particolarità territoriale, fatta di poche interconnessioni con la rete elettrica centrale e tante rinnovabili – un prezzo di riferimento del gas usato nelle centrali elettriche iniziale a circa 40 euro al megawattora, con la prospettiva di arrivare a un prezzo medio di 50 euro/MWh per tutto il periodo di attuazione di questo meccanismo temporaneo, autorizzato per dodici mesi.
Al Vertice atteso anche il primo confronto tra i leader su come finanziare il piano ‘REPowerEU’, proposto dalla Commissione UE lo scorso 18 maggio per liberare il Continente dalle importazioni energetiche dalla Russia entro il 2027. Fonti dell’UE spiegano che tra i leader ci sarà un primo scambio di idee su come il piano sarà finanziato e nelle conclusioni forniranno degli “orientamenti” politici alla Commissione. Delle linee guida, in sostanza. L’Esecutivo comunitario ha proposto di redistribuire una quota di circa 225 miliardi di prestiti non utilizzati da vari Stati membri dal Recovery Fund all’attuazione del piano. Propone inoltre di mobilitare circa 72 miliardi di euro, deviando (su base volontaria da parte dei governi) parte dei fondi della politica agricola comune e della politica di coesione. Le uniche risorse “fresche” in senso proprio per finanziare il piano sarebbero i circa 20 miliardi che Bruxelles stima di poter riscuotere dalla vendita all’asta di alcune quote di carbonio del sistema di scambio di emissioni dell’UE – il sistema ETS – che oggi sono nella riserva di stabilità del mercato.