Bruxelles – Un accordo ci sarà, anche se ancora non si conoscono tempi e modi. “Difficoltà e ostacoli” rallentano l’adozione del sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia proposto dalla Commissione Europea ormai dieci giorni fa, ma più di una fonte diplomatica dell’UE vicina al dossier è convinta che un’intesa si troverà a breve. E si troverà sull’intero pacchetto di misure restrittive, quindi anche sull’embargo graduale sul petrolio russo proposto dall’Esecutivo comunitario come nucleo duro di questo nuovo insieme di sanzioni: sei mesi per liberarsi del greggio importato e fino alla fine del 2022 per i prodotti raffinati, come la benzina.
Il più grande ostacolo al raggiungimento di un accordo, è nei fatti proprio la dipendenza dal petrolio russo di alcuni Paesi europei come l’Ungheria, la Repubblica Ceca e la Slovacchia che tengono in “ostaggio” l’intero pacchetto (che include, tra le altre cose, anche nuove misure restrittive individuali verso patriarca Kirill) in cambio di garanzie finanziarie. Budapest e Bratislava hanno già ottenuto, rispetto a tutti gli altri Stati membri, un’esenzione per continuare a importare petrolio russo fino alla fine del 2024, mentre per Praga la deroga è prevista fino alla metà del 2024.
Nei giorni scorsi più di una delegazione ha sollevato l’ipotesi di “spacchettare” il pacchetto, ovvero lasciare fuori l’embargo sul petrolio (la questione più divisiva), sbloccare l’impasse e arrivare più in fretta a un accordo. Secondo più di un diplomatico, non ci sono le premesse per farlo perché si potrebbe restituire a Mosca l’immagine di una Unione Europea molto divisa e quindi molto debole. La decisione spetterebbe ai governi, ma il pacchetto ha una sua “coerenza interna e quindi credo che sarà adottato tutto insieme”, ha spiegato una fonte diplomatica. Ammette che “stiamo affrontando ancora difficoltà e ostacoli per raggiungere” un accordo a Ventisette, ma si è detto fiducioso che “riusciremo a trovare una soluzione che rispecchi unità e forza dell’UE” contro la Russia per l’aggressione dell’Ucraina iniziata lo scorso 24 febbraio.
Secondo un’altra fonte, la discussione è ormai in stallo a livello tecnico di ambasciatori all’UE e non resta che avere una “spinta” a livello politico direttamente dalle Capitali. Un nuovo impulso politico che arriverà lunedì 16 maggio alla riunione dei ministri degli Affari Esteri, che affronteranno il nodo sanzioni dopo che nel fine settimana proseguiranno i colloqui tecnici sulle misure restrittive. “Sono sicuro che avremo un accordo, ne abbiamo bisogno e lo avremo: dobbiamo liberarci della nostra dipendenza dal petrolio importato dalla Russia, pur tenendo conto delle situazioni (di dipendenza) di tutti gli Stati membri”, ha chiarito l’alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, al suo arrivo alla riunione dei ministri esteri del G7 in Germania. Se non ci sarà modo di trovare un compromesso a livello di rappresentanti permanenti presso l’UE, cosa che ormai appare irrealistica, “dal Consiglio Esteri dovrà arrivare un impulso politico, me ne assicurerò”.