Bruxelles – Se già i rapporti non erano idilliaci, ora stanno prendendo una piega sempre più minacciosa. Il Kosovo ha annunciato di aver fatto richiesta di adesione al Consiglio d’Europa e la reazione della Serbia è stata durissima: “Se qualcuno pensa di poterci ricattare e piegare con le pressioni, sappia che non sarà così facile”, ha attaccato il presidente, Aleksandar Vučić, facendo riferimento ai tentativo di Pristina di farsi riconoscere dalla comunità internazionale l’indipendenza rivendicata dal 2008.
Ad annunciare la presentazione ufficiale della domanda è stata oggi (giovedì 12 maggio) la ministra per gli Affari esteri e la diaspora, Donika Gërvalla-Schwarz: “Oggi si apre un nuovo capitolo per il Kosovo al Consiglio d’Europa. Oggi inizierà la procedura di revisione della nostra richiesta, passando dall’Assemblea Generale e dal Comitato dei Ministri”. Secondo le parole della ministra, “il Kosovo è il più democratico, il più pro-europeo e il più ottimista nella regione” e per questa ragione “merita di essere membro del Consiglio d’Europa il prima possibile”. Già ieri il consigliere politico del premier del Kosovo, Albin Kurti, si era sbilanciato: “Penso che le possibilità siano molto buone dopo l’espulsione della Federazione russa”, aveva spiegato Jeton Zuljfaj, facendo riferimento alla decisione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa dello scorso 16 marzo. Mosca è uno degli alleati più stretti della Serbia, in particolare sulla controversia diplomatica con il Kosovo indipendente. Grazie all’appoggio di “partner forti che ci appoggeranno, come la Germania”, secondo Pristina sarebbero già sicuri i due terzi dei voti richiesti per l’invito del Paese ad aderire all’organismo internazionale: secondo l’articolo 4 dello Statuto del Consiglio d’Europa, “ogni Stato europeo che sia ritenuto in grado e disposto ad adempiere alle disposizioni dell’articolo 3 [accettare i principi dello Stato di diritto e del godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali, ndr] può essere invitato a diventare membro del Consiglio d’Europa dal Comitato dei Ministri”.
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Ma la volontà del governo kosovaro va a esacerbare un rapporto già particolarmente teso con la Serbia. Annunciando per domani (venerdì 13 maggio) una riunione straordinaria del Consiglio per la sicurezza nazionale, il presidente Vučić ha attaccato Pristina, accusandola di violare “brutalmente” tutti gli accordi conclusi, “oltre alla risoluzione 1244 dell’ONU“, ovvero quella che nel 1999 aveva ribadito la sovranità e l’integrità territoriale della Repubblica Federale di Jugoslavia (di cui la Serbia è il Paese successore riconosciuto). “La risposta di Belgrado sarà razionale ma ferma“, ha ribadito il neo-rieletto presidente serbo: è probabile che ciò implichi un ritorno all’azione diplomatica per convincere altri Paesi nel mondo a revocare il riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo, come hanno fatto già in 15 (tutti non-europei). A non riconoscere il Kosovo come Paese sovrano e indipendente sono Russia, Cina e cinque Stati membri UE – Cipro, Grecia, Romania, Spagna e Slovacchia – mentre, al contrario, lo fanno 113 Paesi su 193 membri dell’ONU, compresi i vicini Albania, Macedonia del Nord e Montenegro. Anche FIFA e UEFA includono le nazionali di calcio kosovare nelle liste di partecipazione dei tornei internazionali di calcio.
“Tutti quelli che parlano del rispetto del diritto internazionale dimostrano ancora una volta di non rispettare valori e principi, e il diritto internazionale lo usano solo se è funzionale ai loro bisogni”, ha attaccato genericamente i Paesi occidentali il presidente Vučić. “Lo fanno per indurci a riconoscere l’indipendenza del Kosovo, ma noi ci opporremo, perché la decisione di Pristina avrà conseguenze negative sui rapporti regionali, con nuovi problemi di stabilità“, ha rincarato la dose a Bruxelles al termine della cena informale tra leader balcanici organizzata dall’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. A proposito della cena informale UE-Balcani Occidentali di ieri sera – la seconda in un anno – a Bruxelles erano presenti sia il presidente serbo, sia la ministra degli Esteri kosovara. Il portavoce dell’alto rappresentante Borrell, Peter Stano, ha sottolineato durante il punto quotidiano con la stampa che “la questione dell’adesione del Kosovo al Consiglio d’Europa è stata discussa ieri sera” e che Bruxelles continua a mandare un messaggio chiaro: “Devono entrambi impegnarsi per una de-escalation della tensione retorica e delle azioni, attraverso il dialogo facilitato dall’UE per risolvere le questioni pendenti”.
Press statement by @avucic President of #Serbia, ahead of the informal dinner with the #WesternBalkans leaders, taking place on 11 May 2022, in #Brussels. https://t.co/6F2TzgfBET
— EU Council TV News (@EUCouncilTVNews) May 11, 2022
Da quanto si apprende dalla dichiarazione dell’alto rappresentante pubblicata al termine della cena informale, il tema centrale è stato “l’impatto globale e regionale della guerra illegale e non provocata della Russia contro l’Ucraina”, con le conseguenti azioni che UE e partner balcanici possono adottare in maniera congiunta, oltre alla necessità di un allineamento della politica estera e di sicurezza comune “come elemento centrale del percorso europeo”. Un messaggio rivolto principalmente alla Serbia, che ancora si rifiuta di condividere le sanzioni economiche adottate dai partner occidentali contro il Cremlino: “La Russia vuole sfruttare la vulnerabilità della regione e noi dobbiamo restare uniti, agiremo insieme per controbattere alle azioni russe anche nel campo della disinformazione e della sicurezza informatica”, ha commentato alla stampa europea l’alto rappresentate Borrell, anticipando che al Consiglio Affari Esteri in programma lunedì (16 maggio) i 27 ministri UE discuteranno della situazione nella regione attraverso un confronto informale con gli omologhi dei sei Paesi balcanici.
Anche su questo fronte la Serbia di Vučić imposta la propria posizione sulla difensiva. “Il mio compito è fare ogni cosa possibile per il mio Paese”, in particolare sul tentativo di non allinearsi alle sanzioni (anche se ha votato a favore della risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a condanna dell’aggressione russa dell’Ucraina). Per Belgrado rimangono centrali gli interessi legati alle forniture energetiche a prezzi di favore e l’appoggio sulla questione del Kosovo da parte della Russia, che rendono sempre più difficile il negoziato di adesione all’UE: “La situazione per la Serbia è complessa, ma mi batterò per la difesa degli interessi nazionali”, ha ribadito Vučić.