Bruxelles – Greggio e raffinato, trasportato per mare o attraverso oleodotti. Nel sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia per l’aggressione all’Ucraina, la Commissione Europea propone il divieto totale di importazione in Europa di tutto il petrolio russo, anche se con un approccio graduale come ha fatto qualche settimana fa per il carbone importato da Mosca. Dopo varie indiscrezioni circolate nelle scorse settimane, ad annunciarlo è stata oggi (4 maggio) la presidente Ursula von der Leyen da Strasburgo, in un dibattito in plenaria dell’Europarlamento sulle conseguenze della guerra in Ucraina. Il collegio dei commissari ha discusso e adottato ieri il pacchetto, che oggi finirà sul tavolo dei governi per il via libera finale che dovrà arrivare dagli Stati membri.
Dopo varie indecisioni, l’approccio scelto dell’Esecutivo europeo per dire addio al petrolio importato da Mosca è quello “graduale”, in modo da trovare partner e rotte alternative per l’approvvigionamento di petrolio all’Europa e soprattutto per cercare di trovare un accordo rapido in sede di Consiglio. La proposta dell’Esecutivo prevede di eliminare gradualmente la fornitura russa di petrolio greggio entro sei mesi e di prodotti raffinati (plastica, gasolio, oli combustibili, benzina) del petrolio entro la fine dell’anno.
L’approccio che von der Leyen definisce in plenaria “ordinato”, è finalizzato a massimizzare “la pressione sulla Russia, riducendo al minimo i danni collaterali a noi e ai nostri partner in tutto il mondo. Perché per aiutare l’Ucraina, la nostra stessa economia deve rimanere forte”, ha sintetizzato von der Leyen. L’UE è dipendente per circa il 27 per cento dalle importazioni di petrolio russo e finora le uniche misure restrittive energetiche varate contro Mosca hanno riguardato il carbone (inserite nel quinto pacchetto di sanzioni con perdite per Mosca per 8 miliardi di euro/anno).
La presidente ammette che non sarà facile. “Alcuni Stati membri dipendono fortemente dal petrolio russo. Ma dobbiamo semplicemente lavorarci sopra”, ha richiamato. Bruxelles lavora ormai da settimane alla ricerca di vie alternative del petrolio russo, da cui dipende in ogni caso meno che dal gas importato da Mosca (ed è il motivo principale per cui ancora non si parla di includere il gas in un eventuale pacchetto di sanzioni). Ma è un fatto che i capi di Stato e governo, quando si sono incontrati a Versailles a inizio marzo per un vertice sotto presidenza francese, hanno deciso di eliminare gradualmente la dipendenza europea dall’energia russa, attraverso il piano Repower EU che la Commissione dettaglierà il 18 maggio.
“Nell’ultimo pacchetto di sanzioni, abbiamo iniziato con il carbone”, ha ricordato von der Leyen. Ora era il momento di puntare al petrolio, su cui si cercava una quadra da tempo. A frenare la decisione della Commissione Europea, per settimane, è stata la sostanziale reticenza del governo di Germania e di altri Paesi come l’Austria, l’Ungheria e la Slovacchia. Budapest e Bratislava chiederanno (e riusciranno quasi sicuramente a strappare) in sede di Coreper qualche tipo di esenzione o misura per ammortizzare l’addio al petrolio russo, di cui dipendono ancora fortemente. Gli ambasciatori dei Ventisette, come apprende Eunews, si riuniranno questa mattina alle 9:30 per discutere della proposta messa sul piatto dall’Esecutivo comunitario. L’idea è quella di arrivare a varare il pacchetto entro fine settimana.
Non solo petrolio russo
La decisione sull’embargo petrolio era la più attesa, ma non l’unica di rilievo in questo sesto pacchetto di sanzioni. L’Esecutivo comunitario prende di mira nella sua “lista nera” ufficiali militari di alto rango e altre persone che hanno commesso crimini di guerra a Bucha e che sono responsabili dell’assedio “disumano della città di Mariupol”. Bruxelles propone inoltre di scollegare dal sistema dei pagamenti internazionali SWIFT anche Sberbank, tra le più grandi banche russe, e altre due grandi banche, che si andranno ad aggiungere alle sette banche già scollegate nei precedenti pacchetti di sanzioni. La Commissione lascia “illesa” Gazprombank, la banca controllata del gigante energetico russo Gazprom, che serve all’UE per continuare a pagare le forniture di gas. Von der Leyen ha spiegato che l’intento è quello di colpire le banche che sono “critiche per il sistema finanziario russo e la capacità di Putin di portare alla distruzione”, isolandola finanziariamente.
Le misure restrittive vanno a colpire anche tre grandi emittenti statali russe, che non saranno più autorizzate a distribuire i loro contenuti nell’UE, in qualsiasi forma o forma, sia via cavo, via satellite, su Internet o tramite app per smartphone. “Abbiamo identificato questi canali TV come portavoce che amplificano le bugie e la propaganda di Putin in modo aggressivo. Non dovremmo più dare loro un palcoscenico per diffondere queste bugie”, ha spiegato von der Leyen. Dal momento che il Cremlino si affida a contabili, consulenti e spin-doctor dall’Europa, Bruxelles vieterà la fornitura di tali servizi alle società russe.