Strasburgo, dall’inviato – Recovery, next generation, ripresa dell’economia e della società. Le parole sono le stesse di quelle già utilizzate per affrontare dentro i confini dell’Unione Europea la crisi scatenata dalla pandemia COVID-19. Ma oggi il contesto è diverso. Davanti alla plenaria del Parlamento UE, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha pronunciato una dichiarazione programmatica sulle prospettive comuni dell’Unione e dell’Ucraina sotto attacco russo dal 24 febbraio scorso: “Oggi vi propongo di iniziare a lavorare su un ambizioso pacchetto Recovery per i nostri amici ucraini“. La numero uno dell’esecutivo comunitario pensa già al dopoguerra e, mentre annuncia il nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca, riserva metà del suo intervento per ribadire l’impegno di Bruxelles per la ricostruzione del Paese e della sua economia.
“La prossima settimana si celebra la Giornata dell’Europa [il 9 maggio, ndr], tutta dedicata all’Unione del futuro, come la rendiamo più forte, più resistente, più vicina ai suoi cittadini”, ha esordito la presidente von der Leyen, ricordando però che “la risposta a tutte queste domande è data anche in Ucraina“. Una riflessione che arriva da Kharkiv – “dove i primi soccorritori ucraini si avventurano nella zona di combattimento per aiutare i feriti degli attacchi russi” – da Mariupol – “dove gli ucraini stanno resistendo a una forza che li supera di gran lunga” – e nei territori visitati un mese fa, come Bucha, “dove i sopravvissuti stanno affrontando le atrocità commesse contro i civili dai soldati russi”. Il motivo per cui il futuro dell’Unione “è scritto in Ucraina” è legato al fatto che “stanno combattendo per riaffermare che sono loro i padroni del proprio futuro, e non qualche leader straniero, che è il diritto internazionale che conta e non il diritto di potenza”. E che “Putin deve pagare un prezzo alto per la sua brutale aggressione”.
Il presente dice “guerra”, ma la presidente von der Leyen vuole che siano poste le “condizioni per il successo dell’Ucraina nel dopoguerra“. Il primo passo è il “soccorso immediato”, vale a dire un sostegno economico a breve termine “per aiutare gli ucraini a far fronte alle conseguenze della guerra”, attraverso il pacchetto di assistenza macrofinanziaria e attraverso la proposta di sospendere per un anno tutti i dazi sulle esportazioni ucraine verso l’Unione: “Sono sicura che il Parlamento Europeo sosterrà questa idea”, ha esortato la leader dell’esecutivo UE. Tuttavia, l’orizzonte a breve termine “non è sufficiente”, dal momento in cui il prodotto interno lordo dell’Ucraina dovrebbe diminuire tra il 30 e il 50 per cento nel 2022 e “da maggio in poi, Kiev ha bisogno di 5 miliardi di euro ogni mese, solo per mantenere il Paese in funzione, pagare le pensioni, gli stipendi e i servizi di base”. Bruxelles, in concerto con Washington, è pronta ad aiutare con un “massiccio sostegno al bilancio”, per continuare ad affrontare una distruzione “sconcertante” del Paese, che coinvolge “ospedali e scuole, case, strade, ponti, ferrovie, teatri e fabbriche”.
Ed è qui che si inserisce lo “sforzo di ricostruzione più ampio”, il Recovery tagliato su misura per la ripresa dell’Ucraina. “Nella nebbia della guerra, è difficile fare una stima precisa” di quanti soldi dovranno essere messi a disposizione di Kiev: “Gli economisti parlano di diverse centinaia di miliardi di euro, e i costi di questa guerra insensata aumentano ogni giorno”, ha avvertito von der Leyen. In ogni caso, l’UE non può tirarsi indietro: “Abbiamo una responsabilità speciale, con il nostro sostegno gli ucraini potranno ricostruire il loro Paese per la prossima generazione”. Il Recovery Ucraina “dovrebbe portare investimenti massicci per soddisfare i bisogni e le riforme necessarie”, sia per “affrontare le debolezze esistenti nell’economia ucraina e porre le basi per una crescita sostenibile a lungo termine”, sia per “aprire la strada dell’Ucraina all’interno dell’Unione Europea“, è la prospettiva delineata da von der Leyen. Con un impegno delle istituzioni comunitarie e dei Ventisette, si potrà stabilire nel Paese partner un “sistema di pietre miliari e obiettivi per assicurarsi che il denaro europeo fornisca veramente al popolo ucraino“, combattendo la corruzione, migliorando la capacità produttiva e allineando gli standard giuridici. In questo modo si potrà garantire “stabilità e certezza necessarie per rendere l’Ucraina una destinazione attraente per gli investimenti diretti esteri”, ha concluso la presidente della Commissione. Con questa proposta potrebbe iniziare il percorso di un nuovo Recovery. Diverso, ma non meno importante del precedente.