Bruxelles – Rafforzare, temporaneamente, il mandato di Eurojust, l’agenzia europea per la cooperazione giudiziaria penale, per indagare e raccogliere prove sui crimini di guerra della Russia in Ucraina. Bruxelles ne aveva dichiarato l’intenzione lo scorso 13 aprile, per sostenere un’inchiesta trasparente e indipendente sui crimini di guerra perpetrati dall’esercito di Mosca anche sulla popolazione civile, in molte città dell’Ucraina.
I fatti di Bucha hanno spinto oggi (25 aprile) la Commissione Europea ad avanzare una proposta formale agli Stati e all’Europarlamento per emendare il regolamento esistente dell’agenzia con sede a L’Aia, nei Paesi Bassi, dove le autorità giudiziarie nazionali lavorano a stretto contatto per combattere la criminalità organizzata transfrontaliera grave. Ma non grave quanto quello che sta avvenendo in Ucraina.
I limiti del quadro normativo esistente
Il regolamento esistente non prevede che l’Agenzia sia in grado di coprire una situazione di tale portata e reati di tale portata, ma in particolare non consente a Eurojust di conservare le prove che raccoglie su base permanente, analizzarle e scambiarle, e lavorare direttamente con le altre autorità giudiziarie, come la Corte penale internazionale (CPI).
Vista la difficoltà di conservare le prove, l’UE punta a dare vita a un archivio centrale di riserva, in cui possano essere conservate le prove raccolte dalle agenzie e dagli organi dell’Unione, nonché dalle autorità nazionali e internazionali o da terzi, come le organizzazioni della società civile ancora presenti sul territorio. Una volta che la proposta dell’Esecutivo comunitario sarà approvata dai co-legislatori di Parlamento e Consiglio, Eurojust potrà raccogliere, analizzare e conservare le prove in relazione ai principali crimini internazionali, ma anche elaborare dati, come video, registrazioni audio e immagini satellitari, e condividere tali prove con le autorità nazionali e internazionali competenti, inclusa la Corte penale internazionale. La Commissione precisa in una nota che la condivisione di tali prove sarà consentita solo “nel pieno rispetto delle norme dell’UE in materia di protezione dei dati”.
La presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, ha affidato al commissario per la giustizia Didier Reynders il compito di coordinare a livello politico i ministri della giustizia dell’UE e di lavorare a stretto contatto con il procuratore generale ucraino, che potrebbe avanzare all’UE richieste per la fornitura di investigatori per documentare i crimini di guerra; esperti con competenze forensi; apparecchiature per l’archiviazione sicura delle prove, linee di comunicazione sicure o formazione sul posto di lavoro per gli investigatori.
Nelle scorse settimane, l’UE ha dato vita insieme a Kiev a una squadra congiunta per raccogliere le evidenze dei crimini e questa squadra collabora con la Corte penale internazionale. Circa 7,5 milioni di euro, secondo le parole della Commissione, andranno a finanziare un progetto specifico a sostegno del “lavoro sulle persone scomparse”, mentre la missione consultiva dell’Unione Europea (EUAM) che era in Ucraina prima della guerra, sarà usata anche per cooperare sull’indagine e la raccolta delle prove sul campo, come ha anticipato Borrell al termine del Consiglio Esteri che si è tenuto lo scorso 11 aprile. La procura ucraina ha creato una homepage dedicata, chiedendo ai cittadini di registrare e documentare tali crimini: secondo i dati riportati dalla Commissione Europea, l’attuale numero di incidenti registrati di crimini di guerra e crimini contro l’umanità in Ucraina è superiore a 6mila, con un numero elevato di sospetti identificati tra politici, membri dell’esercito.