Bruxelles – La necessità di rispondere all’aggressore russo, e quella di non ignorare l’economia e la sua tenuta. Sanzioni e agenda politica comune, due elementi che la guerra in corso in Ucraina non rende conciliabili, e allora occorre ragionare attentamente. Christine Lagarde non ci gira troppo attorno. “Un boicottaggio di gas e petrolio russi avrebbe un forte impatto economico” sull’eurozona, in un momento in cui le incertezze aumentano e rischiano di frenare slancio e rilancio.”I costi energetici costantemente elevati, insieme a una perdita di fiducia, potrebbero trascinare al ribasso la domanda e limitare consumi e investimenti più del previsto“, mette in guardia la presidente della Banca centrale europea.
L’impatto sugli investimenti può ripercuotersi anche su chi, fino all’invasione dell’armata russa, era intenzionato a puntare sull’agenda sostenibile europea. E’ vero che se da una parte “la difficile situazione geo-politica” venutasi a creare “rinnova la determinazione a procedere verso le energie rinnovabili e l’indipendenza energetica”, dall’altra con un embargo delle fonti tradizionali acquistate dall’Europa “certi Paesi dell’eurozona sarebbero più colpiti di altri”. Si creerebbe dunque una crisi asimmetrica, con tutte le incognite del caso.
Dalla Bce si rinnova quindi il rebus su cui anche Commissione europea e Stati membri fanno fatica a trovare una quadra. Il sesto pacchetto di sanzioni che l’esecutivo comunitario sta mettendo a punto comprende interventi sul greggio proveniente da est, ma il gas resta il vero punto interrogativo. “Il gas naturale può ancora svolgere un ruolo di transizione, ad esempio sostituendo combustibili fossili più inquinanti come il carbone e fornendo un bilanciamento flessibile e un supporto alle energie rinnovabili”, dice la commissaria Kadri Simson, rispondendo ad un’interrogazione dell’europarlamento.
Bruxelles riconosce dunque l’impossibilità di sganciarsi in fretta e furia da Gazprom, sia per la tenuta del tessuto economico-produttivo a dodici stelle, sia per la realizzazione della trasformazione in senso sostenibile che si prefigge. Francoforte rileva l’intrinseca insidia di strette energetiche, con Lagarde che lo ribadisce anche con considerazioni più velate ma comunque d’insieme. “Lo sviluppo dell’economia dipenderà in modo cruciale dall’evoluzione del conflitto, dall’impatto delle sanzioni vigenti e da eventuali ulteriori misure”. Dunque attenzione e cautela, va evitato quel “forte impatto economico” che teme l’Eurotower. “I rischi al ribasso per le prospettive di crescita sono aumentati notevolmente a causa della guerra in Ucraina”. A Commissione e Consiglio l’ingrato compito di sostenere l’Ucraina senza portare l’Europa in nuove recessioni.