Bruxelles – È sempre più stretto il cappio attorno al collo dei (pochi) media russi non allineati alla propaganda del Cremlino. La censura del regime di Vladimir Putin si è abbattuta ieri pomeriggio (lunedì 28 marzo) su Novaya Gazeta, il principale giornale indipendente in Russia, che ha annunciato la sospensione di ogni pubblicazione sia cartacea (bisettimanale) sia online, almeno “fino alla fine dell’operazione speciale sul territorio dell’Ucraina”. Da come è stata presentata la sospensione si capisce il mandante: “Operazione speciale sul territorio dell’Ucraina” è come Putin ha ordinato sia chiamata l’invasione – o la guerra – contro Kiev.
“È il risultato della sistematica intimidazione e repressione dei media da parte del Cremlino“, è stata la dura condanna dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, contro il regime di censura e di propaganda instaurato in Russia e aggravato da quando sono iniziati i combattimenti sul suolo ucraino. “Novaya Gazeta è un’istituzione giornalistica il cui lavoro è riconosciuto ben oltre la Russia”, ha ricordato la vicepresidente della Commissione UE per i Valori e la trasparenza, Věra Jourová, ribadendo con forza che “l’Unione Europea è al fianco dei media indipendenti che si sforzano di informare il popolo russo sulla guerra“.
Newspaper @novaya_gazeta is a journalistic institution whose work is acknowledged far beyond Russia.
Its name is inseparable from those of Dmitry Muratov and Anna Politkovskaya.
The EU stands by independent media who strive to inform the Russian people about the war. https://t.co/J3qSGeSpct
— Věra Jourová (@VeraJourova) March 28, 2022
Da Bruxelles è arrivato nuovamente il sostegno ai media indipendenti e ai giornalisti russi, dopo che il direttore, Dmitry Muratov, si è trovato costretto a sospendere le pubblicazioni per il livello di minacce subite in questo mese di guerra dal governo russo, a causa del modo in cui il suo giornale stava raccontando gli eventi bellici. La decisione del direttore ha anticipato l’analogo provvedimento che avrebbe preso Roskomnadzor, l’agenzia statale delle comunicazioni: in Russia, dopo due ammonimenti un giornale viene chiuso e Novaya Gazeta aveva appena ricevuto il secondo. L’ammonimento era arrivato con la motivazione che il giornale non aveva segnalato un’organizzazione citata in un articolo come “agente straniero”, ovvero come gli organi di stampa russi devono definire i soggetti che secondo il Cremlino ricevono fondi dall’estero.
Come ricordato dalla vicepresidente della Commissione UE Jourová, il nome del periodico è “inseparabile” da quello di Muratov, vincitore del Premio Nobel per la Pace 2021 insieme alla giornalista filippina Maria Ressa, e da quello di Anna Politkovskaya, professionista dell’informazione freddata il 7 ottobre del 2006 dopo aver denunciato proprio dalle colonne di Novaya Gazeta le brutalità commesse dal Cremlino in Cecenia. Dalla fondazione del giornale nel 1993, sei giornalisti di questa testata sono stati uccisi mentre svolgevano il proprio lavoro e a tutti loro Muratov ha dedicato il Premio Nobel ricevuto lo scorso anno.