Bruxelles – Arriveranno “entro l’estate” le linee guida della Commissione Europea agli Stati per facilitare il sistema dei permessi e delle autorizzazioni sulle rinnovabili, che oggi rimane uno dei principali ostacoli allo sviluppo di capacità “pulita” su larga scala. “Sappiamo che i permessi sono una delle sfide principali che dobbiamo affrontare e stiamo facendo di tutto per garantire che gli Stati membri siano ben coordinati per facilitare il processo che ora è complesso e lungo”, ha riconosciuto ieri (14 febbraio) Kadri Simson, commissaria europea per l’Energia, in un confronto con la plenaria di Strasburgo sulla proposta di relazione su una strategia europea per le energie rinnovabili offshore a prima firma dell’eurodeputato Morten Petersen che sarà votata oggi dall’Aula.
Per affrontare parte di questi ostacoli la Commissione presenterà “entro questa estate le linee guida agli Stati UE con delle buone pratiche per facilitare i processi di autorizzazione e concessione” rendendoli meno farraginosi, ha detto Simson. La commissaria ha aggiunto che in realtà il modo più rapido che hanno gli Stati membri per migliorare le cose è il corretto recepimento della direttiva sull’energia rinnovabile, che molti Paesi membri ancora non hanno fatto anche se la scadenza era a luglio. In ottobre Bruxelles organizzerà una conferenza a livello di governi e autorità pubbliche “per valutare lo stato dell’arte dello sviluppo di energia rinnovabile offshore, tra investimenti accettazione, permessi e tutti i problemi che precludono lo sviluppo” su larga scala.
La strategia UE per le rinnovabili offshore
“Abbiamo una idea chiara di come dovrebbe essere il nostro cammino verso la neutralità climatica entro il 2050 e l’energia rinnovabile offshore (quando le pale eoliche vengono costruite in mezzo all’acqua e non sulla terra) è tra questi”, ha chiarito Simson. La Commissione UE ha presentato a novembre 2020 una strategia per le energie rinnovabili offshore dell’Unione europea, che punta ad aumentare di cinque volte la capacità eolica offshore dell’Unione europea al 2030 e di venticinque entro il 2050, con l’obiettivo di portare l’attuale livello di capacità offshore dagli attuali 12 gigawatt ad almeno 60 GW entro dieci anni e a 300 Gigawatt entro la metà del secolo.
A questa capacità, la Commissione punta ad aggiungere entro il 2050 ulteriori 40 GW provenienti da energia oceanica (proveniente dai moti delle acque) e da altre tecnologie emergenti, come l’eolico e il fotovoltaico galleggianti (ovvero strutture eoliche e fotovoltaiche montate su una piattaforma galleggiante in mezzo all’acqua). L’idea è quella di sfruttare maggiormente lo spazio marittimo del Mare del Nord o il Mar Baltico ma anche Mar Mediterraneo e Oceano Atlantico che secondo la Commissione hanno tutti un forte potenziale per una maggiore diffusione delle turbine eoliche e delle tecnologie rinnovabili oceaniche. La Commissione stima che per questo piano fino al 2050 saranno necessari investimenti per quasi 800 miliardi di euro.
Le richieste di Strasburgo
Il dibattito sul parere del Parlamento Europeo arriva in un momento in cui la crisi dei prezzi dell’energia costringe Bruxelles a pensare alla propria autonomia energetica in maniera più seria. “Serve aumentare il nostro approvvigionamento energetico, l’accordo di Parigi (sul clima siglato nel 2015) dà gli orientamenti ma serve l’impegno degli Stati”, ha sintetizzato il relatore Petersen. “Vanno messe in campo tecnologie più pulite e eco-compatibili, l’energia offshore è potenziale non sfruttato per l’UE”. La relazione, rispetto alla proposta della Commissione UE, spinge per portare l’obiettivo di nuova capacità da 300 GW a 450 GW di energia rinnovabile offshore entro il 2050.
Richiesta alla Commissione una valutazione di impatto che “chiarisca gli effetti economici e socioeconomici delle energie rinnovabili offshore, prestando particolare attenzione ai posti di lavoro esistenti e alla creazione di nuovi impieghi grazie al raggiungimento di 300-450 GW di capacità entro il 2050”, si legge nella proposta. Anche per gli eurodeputati la semplificazione delle autorizzazioni dei progetti riguardanti le energie rinnovabili offshore è un tema particolarmente importante, ci sono troppe differenze tra Stati membri nelle procedure di rilascio e “inutili ostacoli burocratici” che rendono più complicato il processo. Simson ha riconosciuto che le richieste della risoluzione al vaglio dell’intera plenaria sono molto in linea con quanto ha proposto la Commissione UE. “Abbiamo tante sfide da risolvere, ma è un bene che abbiamo individuato le stesse priorità”.