Roma – Le riforme legate al PNRR vanno avanti e il governo Draghi spinge ancora sull’acceleratore, nonostante i freni dei partiti. E il premier insieme alla ministra Marta Cartabia oggi hanno “strappato” un via libera faticoso per il riordino dell’ordinamento giudiziario e il sistema di elezione del Consiglio superiore della magistratura, uno dei nodi più complessi della più ampia riforma della giustizia.
Il punto principale riguarda lo stop alle cosiddette “porte girevoli” ovvero all’ingresso dei magistrati in politica attiva.
“I magistrati che entrano in politica per via elettorale o per via di incarico non possono tornare a svolgere funzioni giurisdizionali”, ha spiegato la ministra Cartabia che conta di portare a termine la riforma varata oggi in tempo per le nuove elezioni del CSM.
Ottimismo condiviso anche dal premier che ha ammesso che rimangono alcune differenze tra le forze politiche di maggioranza ma “c’è l’impegno corale a superarle, la grande disponibilità a raggiungere un testo concordato in tempi utili”.
Gli altri due cardini della riforma riguardano la giustizia penale e civile oggetto delle leggi delega già varate in estate. La ministra ha spiegato che “si sta lavorando ai decreti legislativi: abbiamo preso l’impegno con l’Europa per portarli a termine entro la fine dell’anno e confido che possiamo arrivare anche prima”. Il governo sa che sulla giustizia Bruxelles tiene i riflettori ben accesi e l’aspetto cruciale riguarda i tempi dei processi. Senza dimenticare che è stato il tema di una profonda riflessione da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo intervento dopo il giuramento per la sua rielezione.
L’altro snodo, collegato direttamente al Piano nazionale di ripresa e resilienza è quello della legge sulla concorrenza, uno degli obiettivi più attesi nella road map del 2022. Tutta la partita delle liberalizzazioni e dell’apertura ala mercato sta già scatenando il fronte delle opposizioni: in commissione Industria al Senato sono state calendarizzate 90 audizioni e 50 memorie scritte da parte dei soggetti coinvolti a vario titolo come associazioni di categoria, sindacati, enti privati.
Nonostante la previsione inevitabile di un muro, spesso corporativo o di micro interessi, il premier Draghi ha spiegato in conferenza stampa che “i partiti sono consapevoli dell’importanza di questa sfida e che la concorrenza è un provvedimento importante che deve essere approvato entro la fine dell’anno”. Ma anche in questo caso una legge delega con decreti delegati e dunque deve essere approvata entro marzo.
Riforme avanti con qualche spigolatura dedicata alle manovre politiche che si sono nuovamente messe in moto all’indomani dell’elezione al Quirinale. Così Draghi nega seccamente di voler ricoprire ruoli di “federatore” di questa o quella coalizione, magari di centro. “Tanti politici mi candidano a tanti posti, li ringrazio molto, moltissimo, ma vorrei rassicurarli, se decidessi di lavorare dopo questa esperienza, probabilmente un lavoro me lo trovo anche da solo eh…”.