Bruxelles – Ampliare i settori coperti, anticipare la data per l’entrata in vigore e porre fine più rapidamente alle quote gratuite di CO2 del sistema di scambio quote ETS. L’eurodeputato olandese Mohammed Chahim (S&D) della commissione Ambiente (ENVI) ha presentato ieri (5 gennaio) ai relatori ombra la sua bozza di relazione sul meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere (CBAM, l’acronimo di Carbon border adjustment mechanism), per iniziare presto i lavori parlamentari su uno dei fascicoli più complessi del Fit for 55, il pacchetto sul clima presentato a luglio dalla Commissione Europea.
Si tratta di una tassa sulle emissioni generate dalla produzione di beni che vengono importati in UE che, secondo la proposta dell’esecutivo comunitario, dovrebbe applicarsi all’energia elettrica, fertilizzanti, acciaio, ferro e alluminio ed entrare in vigore non prima del 2026 dopo una fase transitoria e in maniera graduale. Di fatto è uno strumento complementare al mercato europeo del carbonio (ETS) perché obbligherà gli importatori ad acquistare certificati di CO2, come fanno le industrie europee nel sistema ETS, e porterà a eliminare definitivamente tutte le quote gratuite che vengono rilasciate oggi per non svantaggiare troppo le imprese europee dalla concorrenza internazionale.
Today we sent our draft report on the legislative proposal to establish a carbon border adjustment mechanism (#CBAM) to the shadow rapporteurs.
The Commission proposal is an excellent starting point, but I see room for improvement in several areas.
(1/10) pic.twitter.com/cmyr0qoOcz
— Mohammed Chahim (@MChahim) January 5, 2022
“La proposta della Commissione è un ottimo punto di partenza, ma vedo margini di miglioramento in diversi settori”, ha commentato in un lungo post su twitter il relatore, elencando i principali interventi su cui si sofferma la sua proposta. Chiede un meccanismo più ambizioso rispetto alla proposta della Commissione europea, promuovendo l’estensione del meccanismo anche ai prodotti chimici organici, all’idrogeno e ai polimeri. “Hanno le giuste caratteristiche per essere coperti da CBAM e le complessità tecniche possono essere superate”. In uno scambio di vedute con la commissione Agricoltura, l’Esecutivo ha già chiarito che allargare lo spettro non è così semplice: i criteri con cui Bruxelles definisce quali settori far rientrare sotto la tassa del carbonio sono la quantità di rischio di perdite di CO2 attraverso quelle attività e una “fattibilità tecnica”, per cui non per tutti è possibile.
Altro appunto fatto notare dal relatore è che l’entrata in vigore del meccanismo andrebbe anticipata ed eliminate prima le quote gratuite che ancora persistono nell’ETS. La Commissione prevede di iniziare ad applicare gradualmente il CBAM ai settori citati, in maniera graduale e proporzionale alla riduzione delle quote gratuite assegnate nell’ambito dell’ETS per quei settori. Questo significa che la tassa non si applicherà a tutti subito: fino a quando le quote gratuite non saranno completamente eliminate nel 2035 dall’ETS, il CBAM si applicherà solo alla percentuale di emissioni che non beneficia dei certificati gratuiti. Vista “l’attuale emergenza climatica, abbiamo bisogno di un’introduzione più rapida del CBAM e di un’eliminazione più rapida delle indennità gratuite. Garantire quote gratuite fino al 2036 non è in linea con gli obiettivi climatici dell’Unione per il 2030”, sostiene l’eurodeputato suggerendo quindi di abbreviare anche la fase transitoria che precederà l’entrata in vigore del meccanismo (secondo la Commissione UE prevista dal 2023 al 2025, ndr) da 3 a 2 anni.
“La bozza sarà pubblicata a breve”, fa sapere il relatore. A breve dovranno cominciare anche i lavori nelle commissioni parlamentari, a cui si affiancherà il lavoro in Consiglio UE per trovare una posizione comune tra i governi. La Francia, che dal primo gennaio detiene la guida semestrale dell’UE, ha già indicato la tassa sul carbonio alle frontiere tra le priorità “climatiche” della sua presidenza, su cui intende finalizzare un accordo.