Bruxelles – Aprire i negoziati inter-istituzionali (tra Consiglio, Parlamento e Commissione UE) sul ‘Fit for 55′ già dal secondo semestre del 2022. E’ questa l’intenzione della Commissione Europea per accelerare sull’approvazione del rivoluzionario pacchetto sul clima proposto lo scorso 14 luglio, visti i pochi o nulli passi avanti fatti dalla presidenza slovena di turno alla guida dell’UE. Lo ha chiarito ieri (20 dicembre) ai governi Frans Timmermans, vice presidente esecutivo per il Green Deal, prendendo parte all’ultimo Consiglio Ambiente sotto la presidenza di turno dell’UE della Slovenia, che dal primo gennaio lascerà le redini in mano alla Francia.
I ministri hanno fatto il punto sui progressi compiuti fino ad ora sul pacchetto clima, sottolineando – come già all‘indomani della presentazione da parte della Commissione UE – che nei negoziati si dovrà trovare un equilibrio tra transizione energetica, giustizia sociale e integrità economica. La data fissata da Timmermans per il secondo semestre è molto ambiziosa, ma l’intento dell’esecutivo comunitario è noto ed è quello di adottare buona parte del pacchetto prima della prossima COP27 di Sharm El-Sheikh, la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite in programma dal 7 al 18 novembre 2022.
L’obiettivo è ambizioso in parte perché i lavori sul ‘Fit for 55′ devono ancora cominciare, ma anche perché gli Stati continuano ad avere riserve su alcuni dei fascicoli più difficili del pacchetto. Tra tutti, crea divisioni l’estensione del sistema di scambio di quote di emissioni (ETS) anche agli edifici e trasporti: per la Commissione è fondamentale perché sono alcuni dei settori che fanno più fatica a decarbonizzarsi, mentre molti Stati membri e l’Europarlamento lo considerano rischioso per le ricadute sociali che potrebbero seguire, con aumenti del prezzo dei carburanti e dei riscaldamenti per tutta la popolazione. I costi della transizione in questo caso ricadrebbero sui consumatori.
I ministri hanno ribadito di apprezzare l’ambizione del pacchetto, ma diversi Paesi hanno espresso riserve o addirittura contrarietà all’istituzione di un nuovo sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE. Per la Repubblica Ceca “è difficile accettare la proposta di riforma dell’ETS così come è”, come Malta si dice preoccupata sull’estensione denunciando “risorse irrisorie” dal Fondo sociale per il clima.
“C’è un riconoscimento generale che sono necessari ulteriori sforzi per decarbonizzare i settori dell’edilizia e del trasporto su strada, ma un gran numero di delegazioni ha sollevato preoccupazioni sulla proposta della Commissione, con alcune che hanno espresso notevoli riserve sull’opportunità di applicare lo scambio di emissioni a questi settori”, si legge nel documento conclusivo della presidenza di Slovenia sui progressi fatti sul pacchetto ‘Fit for 55’. Il documento è ora nelle mani della Francia che a gennaio inizierà il lavoro da qui. “Queste preoccupazioni riguardano in particolare l’aumento dei prezzi dell’energia, gli impatti sociali e distributivi sulle famiglie a basso reddito, aumentando ulteriormente il rischio di povertà energetica e portando ad un aumento delle disparità tra e all’interno degli Stati membri”. Facendo il punto della riunione in conferenza stampa, il ministro sloveno Andrej Vizjak ha affermato che c’è “maggiore consapevolezza che si tratta di un pacchetto unico e che se togliamo qualcosa (come la riforma dell’ETS) dovremmo aggiungere altro” per compensare. Tutti concordi che “la transizione vada fatta”, divisi sulle modalità e sui tempi.