Bruxelles – Distorsione della concorrenza nel mercato dello streaming musicale. Con questa motivazione la Commissione Europea ha inviato oggi (venerdì 30 aprile) ad Apple una nuova contestazione formale. Secondo l’Antitrust UE, la società di Cupertino avrebbe “abusato della sua posizione dominante per la distribuzione di app di streaming musicale attraverso il suo App Store”.
Considerata la crescita esponenziale del numero di applicazioni nell’economia digitale, la Commissione UE ha fatto presente che esistono due app store principali – l’App Store di Apple e il Google Play Store – che forniscono accesso ai prodotti degli sviluppatori. Tuttavia, “un app store può diventare un gatekeeper, in particolare se ne è disponibile solo uno in un ecosistema mobile, come nel caso dell’App Store”. Questa condizione sarebbe determinata dal fatto che i milioni di utenti Apple in Europa “sono molto fedeli e non cambiano facilmente” dispositivi: “Google Play Store non è un’alternativa efficace”, ha sottolineato in conferenza stampa la commissaria europea per la Concorrenza, Margrethe Vestager, e i fornitori di streaming musicale sono obbligati ad “accettare le regole che Apple impone loro”.
A seguito del reclamo di Spotify nel 2019, l’indagine ha rilevato che l’azienda fondata da Steve Jobs “ha il monopolio” nella distribuzione di app di streaming musicale ai proprietari di iPhone e iPad e il suo servizio di streaming musicale, Apple Music, compete con altre app disponibili, come Spotify o Deezer. È qui che scattano le preoccupazioni dell’Antitrust UE, nelle due condizioni imposte per accedere allo store di applicazioni dell’azienda con la mela.
Prima di tutto, “l’uso obbligatorio del sistema di acquisto in-app per i contenuti digitali“. Vale a dire che i fornitori di streaming musicale non possono vendere abbonamenti nelle loro app senza pagare una commissione del 30 per cento ad Apple ogni mese, su ogni abbonamento. “La nostra indagine ha dimostrato che questa commissione è stata trasferita agli utenti finali aumentando i prezzi, in genere da 9,99 a 12,99 euro”, ha spiegato Vestager.
In secondo luogo, esistono anche disposizioni che limitano la capacità degli sviluppatori di app di informare gli utenti Apple dell’esistenza di abbonamenti alternativi e più economici disponibili altrove. È per questo motivo che dal 2016 Spotify ha deciso di smettere di offrire abbonamenti a pagamento sull’App Store: i clienti possono scaricare l’app, ma non acquistare l’abbonamento per il servizio Premium. “Gli utenti di dispositivi Apple pagano prezzi significativamente più alti per i loro servizi musicali“, oppure “non possono acquistare determinati abbonamenti direttamente nell’app”, è quanto messo in luce dall’indagine della Commissione.
L’app Apple Music non è invece soggetta a nessuna di queste regole e costa generalmente 9,99 euro al mese. “Siamo preoccupati che le regole di Apple abbiano un impatto negativo sui suoi concorrenti“, ha concluso la commissaria e vicepresidente della Commissione per il Digitale, “aumentando i loro costi, riducendo i loro margini di profitto e la loro attrattiva sulla piattaforma Apple”. Condizioni che influenzano la competizione con Apple Music e che l’Antitrust UE rimane deciso ad affrontare per “far rispettare le leggi sulla concorrenza al fine di mantenere i mercati aperti, privi di distorsioni e basati su una concorrenza leale”.
Our preliminary conclusion: @Apple is in breach of EU competition law. @AppleMusic compete with other music streaming services. But @Apple charges high commission fees on rivals in the App store & forbids them to inform of alternative subscription options. Consumers losing out.
— Margrethe Vestager (@vestager) April 30, 2021
La reazione di Apple
A stretto giro è arrivato il commento dell’azienda di Cupertino alla contestazione formale: “Le motivazioni della Commissione Europea in merito a Spotify sono l’opposto della concorrenza leale“. Nel comunicato viene sottolineato che “Spotify è diventato il più grande servizio di abbonamento musicale al mondo”, ma allo stesso tempo “tutti vogliono i vantaggi dell’App Store e credono di non dover pagare nulla per questo”.
Inoltre, “Spotify non paga ad Apple nessuna commissione su oltre il 99 per cento dei suoi abbonati”, ma solo “una commissione del 15 sui rimanenti acquisiti tramite l’App Store”. Per la società guidata da Tim Cook, “al centro di questo caso c’è la richiesta di Spotify di pubblicizzare offerte alternative sull’app per iOS, una pratica che nessun negozio digitale al mondo consente”.