L’europarlamentare leghista ritira le parole sul neo ministro per l’Integrazione e dice di essere uscito da Efd di sua volontà, Speroni invece afferma: “I britannici hanno chiesto la sua testa”
Alla fine l’inevitabile è successo. Mario Borghezio fa (o è costretto a fare) un passo indietro dopo il polverone sollevato dalle sue dichiarazioni sul neo ministro italiano per l’Integrazione Cecile Kyenge. Le pressioni, dopo le frasi del leghista che l’aveva definita una “scelta del cazzo” e una “casalinga” si erano fatte troppo forti anche per uno che, come lui, non è certo nuovo ad uscite che destano scalpore: le dure parole di Martin Schulz in apertura di plenaria, la condanna dei cinque principali gruppi politici, le migliaia di firme raccolte in poche ore per chiedere provvedimenti nei suoi confronti. E così questo pomeriggio, alla ripresa dei lavori pomeridiani della plenaria a Strasburgo, Borghezio chiede la parola e legge poche righe per fare una decisa inversione di marcia. “Sento il dovere di formulare le mie scuse più convinte al ministro Cecile Kyenge”, scandisce l’eurodeputato italiano di Europa della libertà e della democrazia (Efd). “Non ho difficoltà a ritirare le mie parole, se sono state interpretate oltre le mie intenzioni” continua Borghezio, assicurando che non volevano essere “un’offesa alle persone di colore o alle donne”. “Se con queste dichiarazioni ho recato disdoro al Parlamento e al gruppo Efd – conclude il leghista – mi rammarico”.
Ma le scuse non bastano a chiudere il capitolo per Mario Borghezio che si trova ora in difficoltà all’interno del suo stesso gruppo politico. In realtà sulla faccenda c’è un piccolo giallo. “Mi sono autosospeso dal gruppo per tutelare la Lega e l’Efd in attesa di fare piena chiarezza sulle frasi”, annuncia prima ancora di scusarsi in aula Borghezio. La versione del gruppo è completamente opposta. “I nostri colleghi, quelli britannici, si ritengono indignati e hanno chiesto la sua testa”, spiega Francesco Speroni, co-capogruppo Efd. Da qui sarebbe arrivata una richiesta di sospensione “a cui Borghezio non si è opposto”. Insomma: cartellino giallo in attesa di valutare se estrarre anche il rosso. Efd, fa sapere Speroni, discuterà l’eventuale espulsione nella prossima sessione di Strasburgo (10-13 giugno). È stato deciso di ascoltare l’incolpato che avrebbe chiesto tempo per preparare la sua difesa.
Sull’esponente del Carroccio pesano anche precedenti specifici: non aiuta di certo il fatto che in passato avesse definito “condivisibili” le idee di Breivik, il killer della strage di Oslo. Per quelle affermazioni nel 2011 Borghezio fu sospeso per tre mesi dalla lega e fu vicino all’espulsione dall’Edf. “Per qualcuno si tratta di una recidiva” spiega Speroni e questa volta il provvedimento più duro, per cui sono necessari i due terzi dei voti dei membri, potrebbe arrivare.
Letizia Pascale