Bruxelles – Applicando una tassa di registrazione differenziata per l’acquista della prima di casa non di lusso, a secondo che si tratti di italiani all’estero o di non italiani all’estero, l’Italia restringe il movimento dei capitali, una delle quattro libertà fondamentali alla base del funzionamento dell’Ue. Ne è convinta la Commissione europea, che ha deciso di procedere oltre con la procedura d’infrazione già aperta nei confronti del governo di Roma.
Secondo le normative nazionali gli italiani residenti all’estero hanno una tariffa agevolata per comprare una prima casa non di lusso in Italia (3%), rispetto ai non italiani all’estero che vogliono acquistare nello Stivale (per loro è al 7%). La Commissione ha ritenuto che questo legge produca una discriminazione di cittadini comunitari, con l’Italia che ha fatto valere il principio costituzionale per cui “la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia” (articolo 31) ma l’esecutivo comunitario ritiene che aliquote diverse siano anche una restrizione alla libera circolazione dei capitali. Si chiede perciò di “abolire le restrizioni”. Si concedono all’Italia due mesi di tempo per fornire risposte convincenti, altrimenti la Commissione potrebbe portare la questione alla Corte di giustizia dell’Ue.