Al referendum sul tema non si è raggiunto il numero di votanti sufficienti a rendere valido il voto per la richiesta di ingresso nell’Unione europea. Sostanziale parità tra i votanti
La Repubblica di San Marino non vuole intraprendere il cammino verso l’Unione europea. Così hanno deciso i cittadini del piccolo Stato tra Marche e Romagna, chiamati alla urne questa domenica per esprimersi su due referendum, tra cui quello per dire “sì” o “no” all’avvio della procedura di adesione all’Ue. Il quorum, fissato al 32% non è stato raggiunto. Le preferenze, sulla base dei voti validi, si sono quasi equivalse: i “sì” sono stati 6.733, contro una quota di “no” pari a 6.657.
Ad esprimersi sull’avvio delle trattative con Bruxelles, erano chiamati circa 33 mila abitanti della Repubblica, che fin dai giorni scorsi erano apparsi divisi. A favore dell’adesione i partiti di sinistra, contrarie diverse liste civiche mentre i partiti di centro, tra cui il Partito democratico cristiano, forza consistente nel parlamento sanmarinese, aveva invitato a votare scheda bianca. Ma la questione non sembra avere appassionato i cittadini del Titano, che in pochi si sono presentati ad esprimere la loro preferenza.
A spaventare i contrari, soprattutto l’adesione ai trattati di libera circolazione che potrebbe, per uno stato di appena 61 chilometri quadrati, causare squilibri demografici non trascurabili. Per non parlare poi della probabile riforma del sistema bancario che Bruxelles potrebbe chiedere a San marino.
Qualsiasi cosa pensino i cittadini, l’ingresso nell’Ue di uno Stato piccolo come San Marino sarà comunque difficile. Nel 2012 è stata la stessa Commissione europea a spiegarlo, diffondendo una comunicazione sull’integrazione dei micro-Stati come Andorra, il principato di Monaco e appunto San Marino. Da un lato, si diceva, le istituzioni europee non sono al momento adatte all’integrazione dei micro Paesi (quanti parlamentari europei potrebbe avere ad esempio una nazione così piccola), dall’altro le piccole dimensioni di questi Stati potrebbero avere un impatto significativo sulla loro capacità di mettere in atto gli obblighi che toccano a tutti i membri dell’Ue.
Letizia Pascale