Bruxelles – Aveva e ha ragione la Commissione europea: la Francia ha garantito ad Électricité de France (Edf) aiuti di Stato contrari alle regole, e adesso deve recuperare 1,37 miliardi di euro. Il Tribunale dell’Ue torna a pronunciarsi sulla causa che oppone ormai da quasi quindici anni Bruxelles a Parigi, e riconosce le ragioni dell’esecutivo comunitario. La Francia, azionista di maggioranza del principale produttore e distributore di energia, non agito come un soggetto privato non avrebbe potuto fare, distorcendo mercato e concorrenza. Da qui la condanna al recupero degli aiuti, frutto di esenzioni fiscali. Edf non ha pagato imposte sulle imprese che avrebbe dovuto invece versare all’Erario, come sostenuto dall’Antitrust comunitario già ai tempi della Commissione Prodi.
Nel 2003 l’allora commissario per la Concorrenza, Mario Monti, bocciò il piano di ristrutturazione aziendale. Si contestò allora la rinuncia dello Stato a crediti fiscali. Edf pagò, poi fece appello al Tribunale dell’Ue. L’azienda vinse. I giudici di Lussemburgo contestarono la carenza delle valutazioni di Bruxelles, che non aveva verificato, prima di intervenire, se la Francia avesse agito come investitore privato in condizioni di mercato. La Commissione europea ha ricominciato tutto daccapo, prima con Neelie Kroes e poi con Joaquin Almunia, commissari per la Concorrenza nei due esecutivi Barroso. Ma è stata l’attuale responsabile del dossier, Margrethe Vestager, a chiedere nuovamente il recupero degli aiuti, con una nuova causa sollevata nel 2015. Stavolta il Tribunale riconosce la validità delle accuse dell’Antitrust. Quando si risanò Edf si fece in un modo che un normale investitore privato non sarebbe in grado di garantire. Oltretutto gli aiuti veri e propri non consistono nell’aumento di capitale ma nel mancato pagamento delle imposte dovute da Edf. Per il Tribunale dell’Ue giusto quindi esigerne il versamento.