Bruxelles – Prima gli olandesi. Lo slogan che tanto si sente scandire e ripetere in Italia, soprattutto a destra, dalla Lega a Casa Pound, viene adesso portato nei Paesi Bassi e riadattato alle necessità nazionali. La Cnv, la confederazione dei sindacati cristiani, ha rivolto un appello ai datori di lavoro per non concedere più un impiego non solo agli extra-comunitari ma a tutti gli stranier. Uno schiaffo in faccia alle politiche di immigrazione dell’Ue e alla stessa libertà di movimento, ma soprattutto un altro nuovo segnale di chiusura di una parte dell’Europa. “I datori di lavoro non si inventino scuse”, la critica del presidente del Cnv, Maurice Limmen, in un’intervista al Telegraaf. All’interno dei Paesi Bassi, “ci sono 1,2 milioni di persone che sono ancora ai margini e che vogliono lavorare”. Si tratta, ha spiegato, di persone in là con gli anni ma non ancora in età da pensione e di persone con disabilità, a cui si aggiungono “immigrati non-occidentali”.
I Paesi Bassi non possono vietare la libera circolazione dei lavoratori in quanto principio fondamentale dell’Ue riconosciuto nel trattato su funzionamento dell’Unione europea. Tuttavia il sindacato chiede uno stop al flusso di migranti economici. Una richiesta applicabile solo per i cittadini extra-comunitari che non hanno diritto alla protezione internazionale. Ma il sindacalista chiede in realtà una stretta su tutti i non-olandesi. “Invece di assumere persone dall’estero, i datori di lavoro dovrebbero concentrarsi sui disoccupati olandesi per soddisfare l’offerta di lavoro”. Prima gli olandesi, quindi.